Hampi, i templi di Vijayanagar. 4 giugno 2006 – 856

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nelle riprese selezionate per questo videoclip la videocamera si è soffermata in particolare sui templi, grandi e piccoli, di Vijayanagar, la grande capitale, oggi perduta, di uno dei più grandi imperi della storia del sud dell’India, che oggi rimane ai margini del villaggetto di Hampi, come riconosciuto Patrimonio Culturale UNESCO dell’Umanità.

ma non è possibile separare le immagini dei templi da quelle delle rocce rosa e dei grandi massi tra cui quelli sono stati costruiti e quasi incastonati.

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continua la mia rinnovata meraviglia a ritrovarmeli davanti diciotto anni dopo, nel montare queste immagini, e quindi rinvio ancora le informazioni sulla storia della loro nascita, anche se forse sarebbero oramai necessarie.

ma, come allora, continuo a preferire camminare fra loro quasi senza meta, senza sapere altro di loro che le cose sommarie che ho già detto.

perché questo paesaggio, quasi sconfinato, di natura e monumenti umani che si sono quasi fatti di nuovo natura loro stessi, è una metafora così terribile della condizione umana, della vanità della storia, vanità delle vanità, per dirla con la Bibbia…

e continuo a pensare che sarebbe fuori posto una voce petulante che dia dei nomi a quello che è tornato ad essere senza nome e riporti la consapevolezza arrogante di quello che pretendiamo di essere, là dove il tempo e la stupidità stessa degli uomini hanno lasciato il campo a quel silenzio dell’assoluto, che è la vera voce del divino Nulla che ci sovrasta.

2 risposte a "Hampi, i templi di Vijayanagar. 4 giugno 2006 – 856"

  1. Un museo a cielo aperto, nel susseguirsi di templi, immerso nel silenzio e nella natura, che sia parte del Patrimonio dell’Unesco, riconoscimento ovvio, non so se può nel tempo modificare lo stato attuale, forse no se si rispetta.
    Ecco cosa è rimasto dell’immenso regno? Come è già avvenuto in un passato ancora più remoto, e nel passato prossimo, ma si continua, il silenzio ci appare lontano forse è sconosciuto.

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    1. solo il canto degli uccelli e il vento cercano di dare il segnale della vita in questa immensa città morta.

      anche i radi visitatori camminano lontano e silenziosi.

      la potenza della solitudine di chi è venuto meno dal mondo avvolge ogni cosa.

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