Colmar e Luzern/Lucerna, diario di una giornata spesa bene. 28 marzo 2005 – quando si poteva viaggiare – 114r

oramai il mio recente tic di videomaker lo si conosce, se qualcuno segue questo blog: alla fine della visita di un sito o di una città, se vi sono stati più video, c’è il video che li assembla per favorire una visione complessiva e potrebbe interessare chi vuole farsi un’idea del luogo; e alla fine di una giornata di viaggio tra località diverse, c’è il video che è una specie di mini-diario visivo, che la riassume tutta, e questo, sinceramente, non può interessare che me, o semmai anche chi ha condiviso con me quel viaggio.

quindi, eccoci al diario del 28 marzo 2005, per inciso compleanno di mia sorella, che però non partecipò al viaggio (allora mi parlava ancora): giorno passato tra Colmar e Lucerna, e poi speso per il rientro in Italia, però questo senza riprese.

direi che il video scorre, alternando vedute delle due città, abbastanza fascinose entrambe, ma più ancora Colmar, con episodietti familiari dal gusto strettamente privato.

non lo avrei pubblicato su Youtube, come già detto, se non per salvare in qualche modo ulteriore i filmati, già andati persi in una prima versione.

se qualcuno c’è che se lo guarda, buona visione: dura in tutto quasi 24 minuti.

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ma Youtube mi avvisa che il video non sarà visibile in Italia, per violazione di un copyright musicale.

ed ecco risolti tutti i problemi in un colpo solo: me lo potrà guardare soltanto io…

Colmar, ritratto vintage di una città bomboniera – 28 marzo 2005 – quando si poteva viaggiare – 114i

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gli ultimi cinque video assemblati, togliendo le poche immagini del primo riferite alla partenza per Strasburgo e alcune di interesse puramente familiare e diaristico, per un ritratto globale di questa città sfuggita alle distruzioni delle due guerre mondiali e capace di riportarci in un tempo quasi senza tempo.

oggi questa sua natura autentica è diventata quasi anche un artificio turistico, ma comunque un grazie va alle autorità locali che hanno saputo preservarne questo aspetto.

addio a Colmar. 28 marzo 2005 – quando si poteva viaggiare – 114h

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la visita a Colmar del 28 marzo 2005 volge al termine: rimane il tempo per i miei figli e me di riposarci su qualche panchina nel verde, ascoltando cinguettare gli uccelli, tra gli altri rumori miti di una città fuori del tempo, e, per loro, di qualche scherzo da ragazzi, mentre una lenta carrozza a cavalli, alternativa al trenino turistico, transita come un ultimo corteo d’addio.

forse un video un po’ troppo privato, per finire su Youtube, ma credo che a breve lo toglierò comunque dall’elenco dei visibili da tutti.

Colmar, la casa di Voltaire ed altro. 28 marzo 2005 – quando si poteva viaggiare – 114g

questo video, ancora sulla visita a Colmar del 28 marzo 2005, è dedicato prima di tutto a Voltaire, che a Colmar abitò, anche se solo 13 mesi fra il 1753 e il 1754.

e la cittadina gli piacque, ma a me pare che si stia stabilita un complicità segreta tra lui e questi edifici che in gran parte lo precedevano e comunque gli sono sopravvissuti, ed era fondata sull’unione quasi miracolosa di razionalismo ed ironia.

in secondo luogo ho nuovamente invitato Mozart a far parte della compagnia, riproponendo come accompagnamento musicale, già usato per un altro video, la sua Marcia turca, nell’incredibile esecuzione di Glenn Gould che ne ha completamente trasformato l’immagine, facendone un pezzo quasi novecentesco nelle sue sonorità.

e qualcuno vorrebbe negare che esiste una affinità segreta fra Voltaire e Mozart? e si estende anche allo straordinario esecutore.

ultimo invitato a questo video è il gattone della foto di copertina che dal davanzale della finestra sogna di catturare i torpidi piccioni piccolo-borghesi, ed è indubbiamente la reincarnazione sardonica di Voltaire.

buona visione a chi vorrà.

Colmar, la Collegiata di San Martino. 28 marzo 2005 – quando si poteva viaggiare – 114f

la chiesa principale di Colmar non è un duomo, perché la città era troppo piccola per averne uno, ma neppure una semplice chiesa parrocchiale o una pieve, perché era troppo grande.

così apprendo che esiste un grado intermedio nella dignità delle chiese tra queste tre, ed è la collegiata, che suppongo che si chiami così perché fa capo non ad una autorità ecclesiastica individuale come il parroco o l’arciprete della pieve, ma ad un collegio di prelati.

ad ogni buon conto gli abitanti l’hanno promossa a cattedrale, per loro conto, sollevandola di un gradino nella gerarchia che dalla cappella sale alla chiesa, dalla parrocchia alla pieve, dalla collegiata alla cattedrale, dal duomo alla basilica.

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sia come sia, questa chiesa, costruita una prima volta già prima del Mille, e poi ricostruita nel Duecento, e rinnovata nel Cinquecento, dopo un incendio che ne distrusse, fra l’altro, una delle due torri originarie della facciata, e poi pesantemente saccheggiata durante la rivoluzione francese, a me è piaciuta parecchio, come si vede anche dalle riprese dedicatele.

sia all’esterno, dove la torre rimasta sembra raccogliere le case del borgo davvero come un gregge attorno al pastore, sia all’interno, che in qualche modo mi ricorda la Sainte Chapelle di Parigi, se non altro per le ricche vetrate.

ma sono coinvolgenti anche le poche opere d’arte sopravvissute alle distruzioni sanculotte di fine Settecento:

una pietà che condivide con quella di Michelangelo l’idea del corpo adulto del figlio sul grembo della madre ancora giovane, come fosse un presentimento,

e una intensa ultima cena, dove l’elemento tradizionale della coralità del momento si dissolve invece in una costellazione di rapporti particolari.

insomma, nella visita di quella giornata, un momento pieno di significato.

le riprese mancate di Strasburgo e il primo contatto con Colmar. 27-28 marzo 2005 – quando si poteva viaggiare – 114d

chissà per quale motivo della visita di Straßburg/Strasbourg o Strasburgo del 27 marzo 2005 ci sono soltanto le riprese della partenza, un solo litigioso momento (probabilmente mi ero dimenticato di ricaricare la batteria della videocamera); resti comunque negli annali che ci siamo andati, i miei tre figli ed io, e ci abbiamo passato l’intera giornata girando tra i monumenti e nelle strade di quella città davvero ricchissima di arte e di storia.

e verso sera siamo arrivati a Colmar, in un piccolo e pulito hotel della sua periferia settentrionale, dove abbiamo finalmente dormito decentemente, in letti veri e in camere separate, tra maschi e figlie femmine.

il video che presento adesso, che ho montato e caricato ieri sul mio canale Youtube, inizia con l’avvicinamento al centro di Colmar la mattina successiva.

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si potrebbe dire che Colmar (come e ancora di più Strasburgo, che resterà per il momento non esplorata per chi dovesse leggere questo blog) è un bellissimo esempio di mescolanza fra due culture, quella tedesca e quella francese.

l’architettura esprime perfettamente questa sintesi, che appare straordinariamente riuscita, ma a Strasburgo è affidata anche a precisi interventi monumentali ben distinguibili negli stili, a Colmar consiste nella fusione irripetibile fra la ricerca di un’eleganza razionale, tipicamente francese, e gli elementi strutturali deli edifici, che sono tedeschi, in particolare per le case a graticcio, che trasformano in elemento decorativo le travi che ne costituiscono la struttura portante: Fachwerkhaus.

si veda ad esempio tipico proprio la foto di copertina del post e del video, dove capitelli classicheggianti e vagamente parigini sono inseriti con ottimo gusto nel contesto sfumato dei graticci.

ho scritto di questi che sono tedeschi, ma è un grave errore: dovrei dire piuttosto germanici, dato che questo tipo di architettura si ritrova in un’area più vasta, che comprende anche la Francia settentrionale, dove prende il nome di pans de bois o maison à colombages.

ma la principale regione oggi francese dove questo modello domina è appunto l’Alsace o Alsazia si Strasburgo e Colmar, che è stata per secoli parte dell’impero germanico e passò alla Francia soltanto con la pace di Westfalia, nel 1648 – con un trattato peraltro alquanto confuso -, e tornò tedesca del 1871 al 1919, quando fu restituita alla Francia alla fine della prima guerra mondiale.

terra di confini mutevoli, a seconda delle alterne vicende militari, dunque.

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ma questi aspetti storici rimangono del tutto secondari nell’impatto visivo straordinario e veramente indimenticabile della città sul visitatore: un incredibile frammento di città medievale intatta che rimane integralmente nel cuore.

si giudichi per ora da questi primi due minuti di video, perché tornerò alle immagini di queste strade quasi fuori del tempo, che la videocamera non si sarebbe stancata di riprendere, con buona pazienza dei miei figli che però potevano approfittarne almeno per dare un ritmo più blando alla nostra camminata.

Francofolie à Francfort. Frankfurt, vintage 19 giugno 2005 – 116c

la prima sorpresa della giornata trascorsa a zonzo per Frankfurt, il 19 giugno 2005, in attesa dell’aereo per Addis Ababa, è imbattersi in una manifestazione a tema francese e a metà tra musicale e gastronomica.

perfettamente inserita nella Frankfurt festaiola e sbarazzina che mi appare quel giorno, ben diversa dall’ingessata Stuttgart.

le musiche inducono chi ci sta immerso dentro a muoversi come seguendo oscuramente il ritmo: la gastronomia si lascia soltanto indovinare…

e il blogger osserva che non c’è bisogno di un commento musicale aggiunto, perché stavolta è la vita stessa che fa da colonna sonora.