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dopo gli otto videoclip brevi sulla visita di Cambridge con mia figlia Marta del 14 aprile 2004, non può mancare il video riepilogativo finale che li unisce semplicemente accostandoli, in modo che non si debba la fatica di andarseli a cercare in successione:
il viaggio in treno verso Cambridge, le prime strade del centro storico all’uscita dalla stazione, le prime immagini del fiume Cam che circonda con un’ansa la città vecchia, placido come un canale, e poi l’immergersi nelle strade di questa città sempre affaccendata, e nei cortili dell’università e nella sua solenne cappella, ritornando per questa via ad affacciarsi sul fiume, al Ponte dei Sospiri, e ridere ancora una volta alle manovre maldestre degli studenti o dei turisti improvvisatisi barcaioli, e da ultimo salire sulla torre antica per uno sguardo panoramico a questa città gotica (non importa quanto di autentico e quanto di neogotico ottocentesco, perché sono fusi molto bene) e solo in parte neoclassica, nel giorno che oramai tende al declino.
sempre accompagnato da mia figlia Marta, che ha visto adesso le riprese per la prima volta, diciotto anni dopo, e le ha commentate dicendo che le sembra di essere un robot, e quasi potrebbe essere stata ricreata al computer, ma non è vero, lei che ha anche recitato da studentessa per lo spettacolo di fine d’anno al liceo e per farlo come figlia del preside ci voleva un bel coraggio…
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il video lo presento in due versioni: quella completa, con la musica dei Beatles all’inizio, che però impedisce la visualizzazione su Youtube, e la versione ridotta, che non dà problemi ed è visibile sul mio canale.
ammetto che ci sono difetti tecnici evidenti nel montaggio, perché la nuova versione di MovieMaker Windows non è ottimale, e alla fine li ho lasciati, perché non sono così perfezionista da riprendere in mano tutto da capo e correggere: spero che alla fine lo spirito artigianale del tutto e la poco professionalità possano apparire quasi più come un pregio che un difetto.
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per vedere la versione completa del video, occorre scaricarselo con questo link: Cambridge totale x family ultimo.mp4 (ma non sono sicuro che funzioni, vedremo).
per la versione ridotta, basta invece andare sul mio canale Youtube cliccando normalmente qui sotto.
prima di lasciare Cambridge, nel pomeriggio che avanza (basta un’ora di treno per tornare al centro di Londra, a King’s Cross), saliamo sulla torre dedicata al panorama della città, che è quella indicata dal titolo.
la posizione del sottostante mercato e l’affaccio diretto sulla Cappella del King’s College, di fronte, non lasciano dubbi; e del resto anche le guide online la indicano come posto classico per una vista panoramica del centro storico, che qui è come dire dei cortili e degli edifici delle università che hanno reso famosa la città.
(lasciatemi dire però, prima di lasciare Cambridge, che le edizioni critiche non annotate dei classici greci e latini, su cui mi preparai ai miei esami di Lettere Classiche alla Statale di Milano alla fine degli anni Sessanta, venivano dalla rivale Oxford, che non ho mai visitato, ma sento che oggi si prepara a mettere al bando lo studio di questi testi, pericolosissimi, essendo gli antichi greci e romani, notoriamente, tutt’altro che politically correct).
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e adesso che mi sono tolto il sassolino passatista dalla scarpa, non mi resta che invitarvi a riguardarvi dall’alto, in una sommaria veduta a volo d’uccello, quegli stessi monumenti che finora avevate visto, assieme a mia figlia Marta e me, solamente dal livello del suolo.
non vi sembreranno meno autorevoli per questo…
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se poi qualcuno volesse tornare anche a Londra assieme a noi e godersi il tramonto nel più grande e bel parco del centro di Londra, che si apriva davanti al semi-cadente appartamento dove lei faceva i suoi sei mesi di perfezionamento post-universitario, prego, si accomodi qui:
sono gli studenti, improvvisati piloti delle barche piatte che percorrono il Cam, i protagonisti di questo breve videoclip che ci riporta sulle mitiche rive del fiume, circondato da monumenti gotici e neo-gotici che fanno loro assumere un’aria vagamente alla Harry Potter, cioè da pieno romanzo fantasy.
ma domina nelle riprese l’imperizia non solo di quegli studenteschi guidabarche, come li chiama mia figlia Marta, che si improvvisano piloti per pagarsi gli studi, ma anche dei turisti presuntuosi che hanno preferito guidarsele da sé e vanno ad incagliarsi qua e là nel fiume, per fortuna senza grandi pericoli, considerando quanto sono bassi i fondali e tranquilla la corrente.
ma qui per la prima volta il videoclip raggiunge degli effetti indiscutibilmente comici, e farà fare qualche autentica risata ai coraggiosi che se lo guarderanno, visto che riesce a riprendere le loro buffe manovre e perfino le loro grida di terrore al primo guaio combinato.
poi si ritorna alle immagini degli abitanti o comunque residenti del luogo, sempre anglosassoni, cioè affaccendati ed in perenne movimento.
buona spaparanzata visione, verrebbe da dire: lasciamo correre gli altri.
attraverso il percorso interno al King’s College ritorniamo dunque sul fiume Cam, mia figlia Marta ed io, nella nostra visita di Cambridge del 14 aprile 2004, su un punto un poco più a nord di quelli giù visti in precedenza.
è quello del romantico Bridge of Sighs, o Ponte dei Sospiri, una evidente imitazione del più celebre ponte veneziano, solo che questo conduceva dal Palazzo Ducale alle segrete delle prigioni sott’acqua della Serenissima Repubblica e lasciava ai condannati l’ultima immagine del cielo che avrebbero visto forse per tutto il resto della loro vita; questo invece è leggiadro e non si addice certo all’idea che gli studenti che lo attraversano siano destinato a qualche crudele luogo di tortura, e i loro sospiri, semmai, erano soltanto quelli dovuti alla paura degli esami.
se qualcuno non avesse presente il ponte veneziano, eccolo:
il ponte di Cambridge ha tutt’altro aspetto, come risulta già dalla foto di copertina del video che vi allego.
l’unica cosa che li accomuna è dunque di essere un ponte coperto e chiuso che scavalca un fiume o un canale, congiungendo due parti di un unico sistema di edifici.
ma naturalmente questo potrebbe suscitare una domanda, che lasceremo comunque da parte, se vi sia una qualche affinità segreta tra Cambridge e Venezia, dovuta al rapporto con l’acqua:
certo i barcaioli, che continuamente attraversano questo fiume placido come un canale, hanno proprio l’aria di gondolieri, solo molto più inesperti.
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questo ponte, comunque, risale al 1831 e dunque è neogotico, non gotico autentico: precede di poco l’inizio dell’età vittoriana.
la regina Vittoria salì al trono a 19 anni nel 1837 ed amava molto questo luogo, che non mancava di visitare, ogni volta che veniva a Cambridge.
siamo nel pieno di quel romanticismo architettonico strettamente collegato allo spirito tradizionalista e conservatore dell’Inghilterra del tempo, che era poi la maggiore potenza mondiale dell’epoca.
eppure nella fervida mente di Henry Hutchinson, il giovane architetto che lo concepì, e che morì a soli 31 anni, il peso di questa cultura imperialista e pesantemente colonialista sembra dimenticato.
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ma vale la pena di lasciare lo spazio oramai alla visione del breve video: che non è soltanto uno squarcio personale per un ritorno memoriale al passato, ma anche un invito a lasciarsi andare alle suggestioni di una possibile visita di questa bellissima città.
nel montaggio delle riprese, ma anche nella realtà in cui furono fatte, descritta nel loro catalogo, che stesi l’anno successivo, si ritorna nelle strade di Cambridge, dopo avere lasciato le rive del fiume Cam, che dà alla città il suo nome: ponte sul Cam.
i due visitatori non hanno quasi il modo di distinguere un edificio dall’altro; anche se mia figlia Marta legge diligente dalla guida le notizie più importanti, chi fa da operatore, suo padre, non separa con chiarezza le antiche strutture fra loro, ma lascia che lo sguardo vaghi liberamente dall’una all’altra, così che tutto si mescola in un’unica impressione di antica solenne ricchezza, che è sottolineata dal colore un po’ cupo dei mattoni a vista.
siamo tornati in Trinity Street, e da lì è spontaneo l’ingresso al Trinity College, tra due torri poligonali la cui struttura compatta è solo un poco alleggerita da decorazioni più chiare sui lati.
le università, di cui questa è la principale, si trovano infatti sulla riva del fiume, dal quale sono separate da ampi spazi verdi e cortili, e l’imponenza degli edifici dice simbolicamente quanto la cultura sia potere e ricchezza, esercitando su chi le guarda una specie di intimidazione che deve indurre al rispetto.
nello stesso tempo però i templi del sapere sono aperti ed accessibili ai visitatori un poco intimiditi, si lasciano percorrere (anche se noi ci siamo sempre limitati agli esterni.
così si propone la scienza occidentale, che qui trova una delle sue massime espressioni, anche visiva: democratica, ma autorevole, cioè abituata all’ascolto obbediente.
il centro antico di Cambridge non è così esteso: con una breve passeggiata di 500 metri dal suo confine orientale o di un chilometro dalla stazione ci si può già affacciare sulle rive del placido fiume Cam che lo circonda quasi per tre lati, da nord est a sud, formando un’ansa che lo raccoglie e protegge.
l’ambiente è rimasto intatto e ha qualche aspetto incredibilmente bucolico, come ben mostrano le riprese.
il fiume scorre così blandamente da sembrare quasi un canale tranquillo, sul quale possono navigare senza pericolo barche turistiche guidate dalla prua da barcaioli che le spingono usando un po’ precariamente delle lunghe aste, ma spesso sembrano piuttosto improvvisati; sono loro piuttosto che a volte sembrano incerti e pericolosi nella loro guida incerta.
il fiume è attraversato da diversi ponti antichi; sopra se ne vede qui in una modesta fotografia ricavata da video, uno in pietra, il Kitchen Bridge del Saint John’s College.
quello modesto in legno che si vede per primo nel video è invece il Matematical Bridge, del 1749 (poi ricostruito varie volte, per il deterioramento del materiale), che collega la parte più antica del Queen’s College con quella più moderna.
è al centro di una leggenda che vuole che fosse progettato in origine da Newton, senza uso di dadi e bulloni, ma che poi, ricostruendolo, non si sia riusciti a ripetere la prodezza; è vero che Newton morì 22 anni prima della costruzione del ponte, ma perché vietarsi di credere che davvero avesse lasciato in eredità il progetto?
non dispiace credere alle leggende, quando sono innocue e fascinose.
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ma anche il resto del contesto è davvero meraviglioso e quasi fiabesco; quando alla fine si dà un ultimo sguardo ai monumenti della città dal fondo di un grande prato dove ancora pascolano mucche tipicamente inglesi, sembra davvero di essere usciti dal tempo presente per vivere almeno qualche momento illusorio in un’epoca che ci pare migliore e più autentica, anche se questo stesso può risultare una forma di pensiero mitizzante.
ma pare anche, in alternativa, di essere entrati direttamente a camminare nel quadro di qualche paesaggista inglese del Settecento.
non aggiungo altre parole, perché mi affido alle immagini, che potranno dire di più.
la stazione di Cambridge si trova all’estremità sud-orientale del centro storico di questa antica capitale universitaria, e dunque basta sbarcare lì e muovere i primi passi per trovarsi già in contesto dal sapore pre-moderno; così abbiamo indubbiamente fatto mia figlia Marta ed io all’arrivo, nella mattinata di quel 14 aprile 2004.
nella lontananza nel tempo e nello spazio di una esperienza che non venne più ripetuta, cerco oggi di ripercorrere i momenti rimasti registrati nelle riprese con l’aiuto di una mappa, che mi farà da guida anche per i prossimi montaggi video; ma il montaggio ha mescolato già troppo liberamente i primi momenti di questa passeggiata che rimane soprattutto mentale.
così mi è difficile oggi dare un nome, da lontano, ai diversi monumenti, e forse non è neppure necessario farlo, perché tutti insieme formano, in questo primo contatto, una mescolanza fascinosa di gotico, ma anche con qualche traccia di romanico, e di neoclassico o anche di semplice antica grandiosità britannica.
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nelle strade totalmente pedonalizzate di questa città universitaria di 120mila abitanti si svolge una vita operosa e dinamica: tutti si muovono verso qualche meta segnata dal senso di un dovere.
i segni della globalizzazione in corso sono limitati a qualche presenza umana che manifesta diversa appartenenza culturale, nel rimescolamento inevitabile dei popoli sulla faccia della Terra che è la cifra stessa della nostra esistenza come specie dinamica nel pianeta.
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se la bellezza ha sempre qualcosa a che fare con la ricchezza, è però ricchezza che non si propone lo scopo di produrne altra, e resta estranea per la sua stessa natura alla logica della modernità affaristica.
così Cambridge appare una strana isola della storia dove lo spirito britannico si è concessa la libertà di non pensare immediatamente a produrre denaro, ma a come spenderlo per esprimersi.
queste strade non sono esenti dallo spirito del dovere, ma questo è libero dal dovere di produrre e circoscritto al dovere del fare.
così tutti si muovono all’ombra delle pietre antiche, sotto le volte di qualche prima chiesa monumentale, e lungo strade ricurve, che rifiutano lo spirito troppo rettilineo e semplicistico del profitto, padre e figlia si lasciano andare ad una peregrinazione abbastanza libera, in cui tocca soltanto a lei il dovere di consultare la guida turistica e di leggervi descrizioni e informazioni.
queste resteranno estranee all’autore delle riprese, interessato piuttosto a cogliere in questi primi tratti il carattere della città.
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i 18 anni trascorsi danno un sapore già datato agli abbigliamenti e forse perfino ai comportamenti; aggiungiamo anche questo video nella categoria mentale del vintage.
viaggio a Cambridge da Londra il 14 aprile 2004, con mia figlia Marta: ne avevo parlato qui tempo fa, mentre ricostruivo su questo blog in racconti e videoclip l’intero soggiorno a Londra di 18 anni fa, lamentando il guasto del file delle riprese che le aveva rese inutilizzabili.
ora la cassetta originale, ancora in formato analogico, è stata recuperata alla fine dell’anno scorso, assieme a diverse altre, nella cantina dove giacciono ancora diversi scatoloni del trasloco qui, mai del tutto concluso, dalla mia casa tedesca di Stuttgart e delle altre bresciane, e li sto sistemando soltanto adesso; è stata spedita ad un laboratorio specializzato per la trasformazione in digitale e recuperata in questo nuovo formato: sì, mi sono fatto questo regalo di Natale.
così diventa possibile adesso integrare il resoconto visivo di quel viaggio del 2004 con alcuni ultimi montaggi sulla linea del recupero memoriale di un tempo che appare già in così ampia parte estraneo al presente.
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questo è il primo video, molto breve, un minuto sul treno che da London ci porta a Cambridge, in una opaca giornata di semi-primavera molto inglese e grigia ancora, con Marta che sbadiglia, perché i suoi bio-ritmi la vedono sempre piuttosto fiacca la mattina, e per lei è sempre un problema partire presto, come è avvenuto indubbiamente quel giorno.
sì, è lei, la mia Marta che aveva allora 24 anni, colta tra uno sbadiglio e l’altro su quel treno che attraversa i sobborghi benestanti di villette tipicamente inglese di una London che ci lasciamo alle spalle; ma soltanto io posso ritrovare in questa foto estrapolata dalle riprese le tracce visive precise dell’eredità di mia madre, nei capelli biondi, nella forma del naso e del mento, che è poi anche la mia (immagino), ma trasformata in una gradevole versione femminile.
avevamo lasciato ai loro preparativi per il loro rientro in aereo in Italia, che avvenne quel pomeriggio, Sara, la mia figlia più giovane, e la loro madre, la mia ex-moglie, con cui mi ero adeguato a condividere un paio di giornate nella casa londinese di Marta, a volere chiamare così quell’incredibile bettola dalle scale d’accesso scricchiolanti in cui viveva pagando un affitto mostruosamente alto.
Marta ed io ci eravamo regalati questa gita, che si rivelò davvero memorabile.
talmente memorabile, che, se non ci fossero oggi queste riprese, si sarebbe quasi completamente cancellata dalla memoria e questa riemerge da quel luogo misterioso che chiamiamo dimenticanza, ma soltanto a tratti ancora incompleti e casuali.
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mi piacerebbe riflettere in maniera approfondita su come la fotografia prima, in misura ancora limitata, e poi il cinema, da ultimo nelle sue applicazioni di massa che hanno fatto entrare entrambi nella quotidianità, abbiano profondamente trasformato il nostro rapporto con la memoria e col tempo, togliendo il passato dall’indeterminatezza e dalla precarietà del ricordo e rimettendolo a disposizione in forme che hanno una forza simile a quella del presente, anche se relegate in un piano solamente contemplativo.
come avrebbe potuto Proust affidare il suo recupero del tempo perduto al sapore della madeleine, se avesse avuto a disposizione, come noi, le accurate riprese o anche soltanto le foto della vita quotidiana del suo passato perduto?
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ma il passato non muore sostanzialmente di meno, solo perché possiamo riprodurne la forma con tecnologie adeguate: la sua cancellazione necessaria è oggi affidata alla svalutazione radicale e alla perdita di significati per gli altri di questo passato.
esso diventa una filigrana di forme talmente vuote di significati e risonanze psicologiche, che non dice più nulla; e qui devo ricordare ancora una volta Pasolini quando dice che essere morti è non potere essere capiti più; ed è per questo che si comincia a morire ancora in via, invecchiando.
insomma, voglio dire soltanto che il nichilismo come atteggiamento filosofico e la negazione del significato del passato, cioè della vita stessa, diventano necessari per proteggerci dall’eccesso della memoria possibile che li sottrae alla necessaria distruzione.
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ma sicuramente non è questo il luogo e neppure il momento per continuare questo discorso in maniera più approfondita di questi generici accenni.
e se si è voluto far perdere qualche tempo di lettura o ascolto interiore con queste chiacchiere è per compensare l’eventuale lettore della piccola frustrazione che potrebbe nascere dal non potere vedere questo primo minuto di video:
non tanto perché esso è stato reso non in elenco nel mio canale Youtube, per qualche rispetto della privacy, ma perché non ho potuto fare a meno di usare come sfondo musicale una canzone dei Beatles troppo adatta ancora a delineare lo spirito di quel tempo, e la tutela del copyright del gruppo è ferocissima e porta all’esclusione totale della visibilità di qualunque video ne utilizzi anche soltanto un frammento.
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però tra un paio di decenni, quando si esauriranno i diritti legali sulla canzone, chissà: questo videoclip potrebbe diventare visibile per tutti, sempre che esista ancora allora una civiltà umana tecnologica, riscaldamento globale permettendo.
ora purtroppo sono io l’unico che ha la possibilità di guardarselo come autore, fingendo di voler cambiare quella musica proibita.
a quei turisti, italiani e non, che in barba a virus e lockdown hanno voluto andare a farsi un viaggetto a Londra (o in Sud-Africa), in questi tempi altamente sconsigliabili, e adesso non riescono a tornare a casa, ho qualcosa da dire, dall’alto della mia esperienza di viaggiatore compulsivo che rischiò di restare bloccato in Sri Lanka a marzo:
ma ci vuole tanto a immaginarsi che è meglio restarsene buoni, in tempi così grami?
non potevate accontentarvi di una Londra virtuale e perfino oramai un pochino vintage come quella del mio video 2004?
ed eccolo in premio, per tutti i miei lettori e spettatori che sono rimasti a casa.
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il film intero, con i 33 spezzoni ricuciti assieme: durata del montaggio un’ora e venti; quindi potrebbe perfino girare per le sale, almeno da questo punto di vista, ahaha.
ieri mattina ha avuto i suoi primi spettatori fra tre dei miei cinque nipotini, che se ne sono visti i primi quindici minuti, cioè il primo 20% e hanno commentato che è carino.
in effetti anche io trovo che il risultato finale è gradevole, più di quanto mi aspettassi, anche se una visione continuata non credo sia gestibile da tutti.
ma io ho così appreso che il Millennium Bridge viene distrutto in un film di Harry Potter dai suoi nemici; e quanto sanno di Londra, anche senza esserci mai stati dei ragazzini tra gli 8 e i 10 anni al giorno d’oggi!
insomma il mio film è sembrato a loro più che altro una specie di escursione attraverso i sette romanzi del ciclo.
per tutti coloro che non sono millennial, invece, è un’occasione per vedersi o rivedersi Londra, facendo un salto all’indietro nel tempo di ben sedici anni.
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dal catalogo delle riprese 2004 recuperato, l’intero elenche delle sequenze riferite al viaggio:
la pioggia grigia che già era iniziata la mattina, continua anche alla partenza in aereo e la contemplo tristemente dal finestrino dell’aereo al decollo.
il relativo video, con un azzeccatissimo commento musicale dei Beatles, è stato completamente bannato per questo da Youtube; non sarà una perdita irrimediabile per la cinematografia mondiale…; capitò lo stesso, guarda caso, anche al primo video che pubblicai nel 2008 su Youtube; riesco comunque ancora una volta ad aggirare il divieto rendendolo comunque privato e salvandolo lo stesso, pare:
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quali potevano essere i pensieri e le riflessioni in quei momenti lo fanno immaginare alcune mail scritte nelle ore successive al rientro.
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19 aprile 2004 – a Sara cara Sara, sono contento che hai un così bel ricordo di Londra. come vedi, nonostante il modo strano con cui è partita questa cosa, poi ci ha permesso di passare dei bei giorni assieme, e a te di vedere delle cose davvero meravigliose, anche se davvero troppo in fretta. […] comunque a Londra c’è ancora moltissimo da scoprire. […] ah, a proposito di bei ricordi. lo sai cos’era che puzzava tanto quella sera? le mie calze che tua mamma la mattina aveva a tutti i costi voluto mettere sul termosifone… che ridere però, ce le avevamo proprio in bocca.
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20 aprile 2004 – a Fabia
cara Fabia, allora novità? il mio handy in England poteva solo ricevere e non ti ho richiamato. i 9 giorni a London sono stati interessanti e piacevoli, a parte un tremendo mal di schiena cominciato il primo giorno e sostanzialmente finito l’ultimo, dopo una rovinosa caduta notturna che mi ha fatto fare un piano di scale con le vertebre sui gradini, e che a mezzanotte uscito dall’aereoporto ho forato e mi sono dovuto cambiare la gomma. […] la città non è bella, però; la Germania è un giocattolino al confronto, graziosissima ora che la primavera la addolcisce, e il clima di Londra è tremendo: Marta da due mesi non aveva visto il sole, che è uscito solo tre giorni a sprazzi giusto per me. London è anche di un caro inimmaginabile: pensa che un biglietto del metrò costa 5.000 lire e mezzo litro di olio di oliva 20.000 lire. una gita a Cambridge (70 km dal centro) in treno con Marta ci è costata 160.000 vecchie lire. non so come faccia Marta a sopravvivere, e infatti mi ha detto che devo darle almeno 500 euro al mese. Marta ha visto un po’ Londra assieme a me, e Sara che è una fanatica di arte ha passato qualche giorno stupendo. la vip è stata sorprendentemente buona tre giorni. […] La vip poi l’ultima sera, dopo avere incassato un assegno di 400 euro (perké il viaggio a Sara e la festa di compleanno le ho pagate io), non ha saputo trattenere la bava e ha fatto una delle sue volgari scenate, perché “mi puzzavano i piedi”, che mi hanno fatto masticare amaro una notte. probabilmente aveva pregustato per settimane la gioia di attaccare bega sui soldi, ed è rimasta di merda sul fatto di averli ricevuti senza discutere, oppure è stato solo vomito di invidia, chissà. ma il piacere di stare con le figlie è stato maggiore e dunque sta bene così. […] È chiaro che questo lo racconto solo per darti la soddisfazione di scuotere la testa e di dire che lo avevi detto. e tu? aspetto di sapere. ah, a Portobello market c’erano due o tre negozietti di cineserie come le tue a prezzi ovviamente tremendi. ma il tuo negozio è più bello di quelli di Londra, sappilo. baci e a presto.
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24 aprile 2004 – a Mauro Filippo ciao, caro filippico, […] Londra per me è stata un po’ di routine, perchè era la quarta volta che ci tornavo, ma sempre sorprendente, perché le dimensioni sono tuttora quelle della capitale di un impero che nell’Ottocento comprendeva un quarto della popolazione mondiale: più importante è stato passare dei giorni con le mie figlie, anche se ho dovuto pagare lo scotto di passare dei giorni anche con la mia ex-moglie – e ti racconterò quando vieni, se avrai voglia. non so se sia stata una cosa freudiana, ma ho avuto un mal di schiena tremendo dal primo all’ultimo giorno esatto, e non è neppure stato entusiasmante al ritorno forare sull’autostrada e doversi cambiare una gomma da solo a mezzanotte in quelle condizioni. per fortuna il primo mal di schiena mi era giusto quasi passato, forse perché la notte prima sono scivolato sulla moquette della scala e mi sono fatto i venti scalini vertebra per vertebra, ma è stato meglio che andare dal fisioterapista evidentemente. o semplicemente chiodo scaccia chiodo. – mi ha entusiasmato invece Cambridge, che non avevo mai vista e che è uno straordinario gioiello grazie a quella belva di Enrico VIII. – ti abbraccio anch’io. a presto.