leggo in questi giorni un post sul blog di Chiedo ai sassi che nome vogliono, In viaggio, e ci trovo questo passaggio:
[…] Mi lasciano indifferenti certi racconti di viaggio d’altri, non mi paiono veri viaggi, pure se ne hanno caratteristiche ineludibili di quelli, compresi partenza ed arrivo. D’altri m’appassiono, mi paiono miei, certe volte penso che chi li scrisse m’abbia voluto farmene omaggio, e mi vesto d’abito di presunzione che quello mai conobbe la mia esistenza, mai nemmeno la presunse. Ma pure questo è viaggio, incontrare le parole che cerchi, senza sapere di cercarle, per caso, rimettersele addosso come se fossero i vestiti lasciati al capezzale del letto la notte prima. Ma come fai ad incontrarle se non sei in viaggio? […]
ho tremato alle prime parole, mi sono riconfortato leggendo le altre.
le mie cronache di viaggio sono anomale, nel panorama dei resoconti di viaggio che leggo in questa piattaforma blog: io descrivo dei viaggi che sono pezzi di vita vissuta; i paesaggi, i monumenti sono connessi in modo inestricabile alle persone e al loro modo di concepire il mondo; non taccio delle difficoltà, degli incidenti, delle stanchezze di una avventura che è sempre una ricerca della autenticità.
non faccio propaganda turistica di luoghi in cui tornare a consumare qualche vuota curiosità.
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proprio ieri ho incontrato un insegnante di una mia scuola, lui pure in pensione oggi, ed innamorato dell’India come me: c’è stato ben 11 volte.
abbiamo passato un’ora, sotto un volto, in attesa che finisse la pioggia (e non finì), a raccontarci le nostre esperienze.
in questo spirito proseguo i miei racconti, anche se in questo momento non li supporto con i video, che sono così potenti nel coinvolgimento, per chi si lascia coinvolgere.
e mi prendo tempo, prima di presentare di nuovo altre riprese rielaborate, come se volessi far sedimentare almeno un poco le esperienze appena vissute, prima di passare ad altre.
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quell’agosto 2005 del mio primo viaggio in India (e secondo in Sri Lanka, che è sempre parte di un mondo indiano, in una accezione più vasta), non avevo ancora il blog a permettermi di canalizzare e disperdere la mia voglia di scrivere; eccomi quindi, appena rientrato, a scrivere del mio viaggio a vari interlocutori.
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a Roberta Aug 25, 2005 9:10 PM
cara Roberta,
io ho ripreso oggi, con tre giorni di anticipo, dato che le alluvioni in corso hanno bloccato o reso altamente sconsigliabile il viaggio in Italia che avrebbe dovuto concludere le mie ferie. […] e figurati che il giovedì è una delle giornate da nove ore. il lavoro mi attendeva rabbioso direi, e l’anticipo si è rivelato persino quasi provvidenziale; […] ma oggi è stato soprattutto il giorno dei racconti. le impiegate del consolato che non avrebbero mai avuto il coraggio di avvicinarsi a una realtà così violenta, come si divertivano a strapparmi gli avventurosi riassunti di quei fatti che tu hai seguito in buona parte in presa quasi diretta, prima che l’imbarazzo per questa mia forma di narcisismo mi inducesse a un più saggio silenzio.
ma per me ieri (quando sono arrivato alle due di notte) e oggi sono state le giornate dell’Europa vista dall’India: che mondo arido, freddo questo, dove nessuno ti guarda negli occhi, dove nessuno ha voglia di sapere dell’altro, dove tutti corrono, ma nessuno saprebbe dire perché. le stazioni tedesche sono prive di panchine, o ti accomodi al bar e paghi o ti organizzi e arrivi al momento giusto. le stazioni indiane sono ricche di panche, dove non puoi sederti prima che qualcuno si avvicini con un sorriso.
anch’io sono stato perseguitato da chi voleva farsi riprendere, ma era così bello farlo! era il mio modo di partecipare, e che crocchi ridenti si creavano quando io riavvolgendo il nastro facevo loro vedere le immagini dei loro sorrisi.
certo, forse idealizzo troppo, anche se non vedo che cosa ci sia di male a farlo. un bavarese anomalo e giramondo col quale ho fatto il mio viaggio di ritorno in aereo e che passa qualche mese l’anno in Sri Lanka, dice crudamente che sorridono perché capiscono poco, dice che sono molto molto imbranati e limitati mentalmente, che se gli fai una domanda rispondono sempre di sì soprattutto per non fare brutta figura con gli amici, che comunque poter parlare con un europeo è qualcosa che gli dà prestigio nell’ambiente locale. tutte cose in parte vere, ma non diminuiscono la potenza di questa impressione che si rinnova in forme diverse ad ogni contatto con culture extraeuropee, ma che mai è stato così forte come in questo potente immenso capolavoro della rassegnazione sorridente.
ma queste cose tu le sai meglio di me, dato che conosci questo vecchio mondo da molto prima di me, quindi è inutile che te le ripeta. […] e il pensiero di saperti ad Addis, una realtà così poco ridente, mi riempie di una specie di angoscia per te, anche se spero di esagerare. mi rendo conto che il mio vivere a 600 km da casa é poi un “estero” molto relativo, ma mi immagino che cosa debba essere sentirsi relegati a 8 ore di aereo dal tuo paese e in una realtà che presenta tante più difficoltà ancora e tanti minori motivi di ammirazione o di entusiasmo.
sarei anche curioso di sapere che tipo di evoluzione ha avuto – se ne ha avuta una – la situazione politica: qui se ne sa cosi poco! ma non so se avrai voglia di parlarmene. […]
un abbraccio che vorrebbe darti forza e un affettuoso saluto.
Mauro
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ad Andrea, Aug 25, 2005 9:35 PM
caro Andrea,
rieccomi a Stoccarda, da ieri, e tu? difficoltà nel ritorno per le alluvioni? avevo anche pensato a un certo punto che forse l’incastro dei tempi poteva esserci, se tu passavi per Stoccarda il 24 e poi si poteva tornare in Italia assieme. ma io ho dovuto spostare il mio rientro alla settimana prossima, viste le condizioni locali del tempo.
e quindi è stata una fortuna non aver insistito nell’idea arrischiata. […]
quando avrai tempo e voglia dimmi come è andato il tuo pellegrinaggio.
anche il mio si è rivelato un pellegrinaggio: sono alla fine riuscito ad entrare in India, dove ho passato due settimane in tutto in mezzo all’ultima immensa sconvolgente deturpante e grandiosa religione viva dell’antichità. sto rimuginando parecchio, la mente esce cambiata da un viaggio da quelle parti. é un’esperienza così estrema…
ah, come vedi sono passato al tu, visto – con piacere – che anche tu hai cominciato a farlo.
ti saluto con affetto, come un vecchio amico – e sono in effetti un vecchio amico. 🙂
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e poi, qualche giorno dopo, una specie di libretto virtuale riepilogativo, mandato a pochi intimi, che raccoglie le mail scritte durante il mio viaggio, come per stendere una specie di sua cronaca in situazione.
eccone la versione definitiva del 4 settembre.
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postilla: vi è un grave errore, giusto all’inizio, nella citazione iniziale di una poesia che viene attribuita a Pablo Neruda, ma non è affatto sua, è un banale falso da internet.
me l’aveva mandata come tale quella certa Roberta, alla quale scrivevo allora, e non avevo verificato, pur se la cosa suonava un po’ strana.
lei del resto chiuse la nostra corrispondenza poco dopo in modo insolitamente sgarbato e improvvisamente, per motivi neppure detti, che dunque mi rimasero per sempre sconosciuti.