i resoconti del viaggio in Sri Lanka ed India dell’agosto 2005, nella raccolta del 4 settembre – 529

leggo in questi giorni un post sul blog di Chiedo ai sassi che nome vogliono, In viaggio, e ci trovo questo passaggio:

[…] Mi lasciano indifferenti certi racconti di viaggio d’altri, non mi paiono veri viaggi, pure se ne hanno caratteristiche ineludibili di quelli, compresi partenza ed arrivo. D’altri m’appassiono, mi paiono miei, certe volte penso che chi li scrisse m’abbia voluto farmene omaggio, e mi vesto d’abito di presunzione che quello mai conobbe la mia esistenza, mai nemmeno la presunse. Ma pure questo è viaggio, incontrare le parole che cerchi, senza sapere di cercarle, per caso, rimettersele addosso come se fossero i vestiti lasciati al capezzale del letto la notte prima. Ma come fai ad incontrarle se non sei in viaggio? […]

ho tremato alle prime parole, mi sono riconfortato leggendo le altre.

le mie cronache di viaggio sono anomale, nel panorama dei resoconti di viaggio che leggo in questa piattaforma blog: io descrivo dei viaggi che sono pezzi di vita vissuta; i paesaggi, i monumenti sono connessi in modo inestricabile alle persone e al loro modo di concepire il mondo; non taccio delle difficoltà, degli incidenti, delle stanchezze di una avventura che è sempre una ricerca della autenticità.

non faccio propaganda turistica di luoghi in cui tornare a consumare qualche vuota curiosità.

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proprio ieri ho incontrato un insegnante di una mia scuola, lui pure in pensione oggi, ed innamorato dell’India come me: c’è stato ben 11 volte.

abbiamo passato un’ora, sotto un volto, in attesa che finisse la pioggia (e non finì), a raccontarci le nostre esperienze.

in questo spirito proseguo i miei racconti, anche se in questo momento non li supporto con i video, che sono così potenti nel coinvolgimento, per chi si lascia coinvolgere.

e mi prendo tempo, prima di presentare di nuovo altre riprese rielaborate, come se volessi far sedimentare almeno un poco le esperienze appena vissute, prima di passare ad altre.

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quell’agosto 2005 del mio primo viaggio in India (e secondo in Sri Lanka, che è sempre parte di un mondo indiano, in una accezione più vasta), non avevo ancora il blog a permettermi di canalizzare e disperdere la mia voglia di scrivere; eccomi quindi, appena rientrato, a scrivere del mio viaggio a vari interlocutori.

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a Roberta Aug 25, 2005 9:10 PM

cara Roberta,

io ho ripreso oggi, con tre giorni di anticipo, dato che le alluvioni in corso hanno bloccato o reso altamente sconsigliabile il viaggio in Italia che avrebbe dovuto concludere le mie ferie. […] e figurati che il giovedì è una delle giornate da nove ore. il lavoro mi attendeva rabbioso direi, e l’anticipo si è rivelato persino quasi provvidenziale; […] ma oggi è stato soprattutto il giorno dei racconti. le impiegate del consolato che non avrebbero mai avuto il coraggio di avvicinarsi a una realtà così violenta, come si divertivano a strapparmi gli avventurosi riassunti di quei fatti che tu hai seguito in buona parte in presa quasi diretta, prima che l’imbarazzo per questa mia forma di narcisismo mi inducesse a un più saggio silenzio.

ma per me ieri (quando sono arrivato alle due di notte) e oggi sono state le giornate dell’Europa vista dall’India: che mondo arido, freddo questo, dove nessuno ti guarda negli occhi, dove nessuno ha voglia di sapere dell’altro, dove tutti corrono, ma nessuno saprebbe dire perché. le stazioni tedesche sono prive di panchine, o ti accomodi al bar e paghi o ti organizzi e arrivi al momento giusto. le stazioni indiane sono ricche di panche, dove non puoi sederti prima che qualcuno si avvicini con un sorriso.

anch’io sono stato perseguitato da chi voleva farsi riprendere, ma era così bello farlo! era il mio modo di partecipare, e che crocchi ridenti si creavano quando io riavvolgendo il nastro facevo loro vedere le immagini dei loro sorrisi.

certo, forse idealizzo troppo, anche se non vedo che cosa ci sia di male a farlo. un bavarese anomalo e giramondo col quale ho fatto il mio viaggio di ritorno in aereo e che passa qualche mese l’anno in Sri Lanka, dice crudamente che sorridono perché capiscono poco, dice che sono molto molto imbranati e limitati mentalmente, che se gli fai una domanda rispondono sempre di sì soprattutto per non fare brutta figura con gli amici, che comunque poter parlare con un europeo è qualcosa che gli dà prestigio nell’ambiente locale. tutte cose in parte vere, ma non diminuiscono la potenza di questa impressione che si rinnova in forme diverse ad ogni contatto con culture extraeuropee, ma che mai è stato così forte come in questo potente immenso capolavoro della rassegnazione sorridente.

ma queste cose tu le sai meglio di me, dato che conosci questo vecchio mondo da molto prima di me, quindi è inutile che te le ripeta. […] e il pensiero di saperti ad Addis, una realtà così poco ridente, mi riempie di una specie di angoscia per te, anche se spero di esagerare. mi rendo conto che il mio vivere a 600 km da casa é poi un “estero” molto relativo, ma mi immagino che cosa debba essere sentirsi relegati a 8 ore di aereo dal tuo paese e in una realtà che presenta tante più difficoltà ancora e tanti minori motivi di ammirazione o di entusiasmo.

sarei anche curioso di sapere che tipo di evoluzione ha avuto – se ne ha avuta una – la situazione politica: qui se ne sa cosi poco! ma non so se avrai voglia di parlarmene. […]

un abbraccio che vorrebbe darti forza e un affettuoso saluto.

Mauro

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ad Andrea, Aug 25, 2005 9:35 PM

caro Andrea,
rieccomi a Stoccarda, da ieri, e tu? difficoltà nel ritorno per le alluvioni? avevo anche pensato a un certo punto che forse l’incastro dei tempi poteva esserci, se tu passavi per Stoccarda il 24 e poi si poteva tornare in Italia assieme. ma io ho dovuto spostare il mio rientro alla settimana prossima, viste le condizioni locali del tempo.
e quindi è stata una fortuna non aver insistito nell’idea arrischiata. […]
quando avrai tempo e voglia dimmi come è andato il tuo pellegrinaggio.
anche il mio si è rivelato un pellegrinaggio: sono alla fine riuscito ad entrare in India, dove ho passato due settimane in tutto in mezzo all’ultima immensa sconvolgente deturpante e grandiosa religione viva dell’antichità. sto rimuginando parecchio, la mente esce cambiata da un viaggio da quelle parti. é un’esperienza così estrema…

ah, come vedi sono passato al tu, visto – con piacere – che anche tu hai cominciato a farlo.

ti saluto con affetto, come un vecchio amico – e sono in effetti un vecchio amico. 🙂

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e poi, qualche giorno dopo, una specie di libretto virtuale riepilogativo, mandato a pochi intimi, che raccoglie le mail scritte durante il mio viaggio, come per stendere una specie di sua cronaca in situazione.

eccone la versione definitiva del 4 settembre.

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postilla: vi è un grave errore, giusto all’inizio, nella citazione iniziale di una poesia che viene attribuita a Pablo Neruda, ma non è affatto sua, è un banale falso da internet.

me l’aveva mandata come tale quella certa Roberta, alla quale scrivevo allora, e non avevo verificato, pur se la cosa suonava un po’ strana.

lei del resto chiuse la nostra corrispondenza poco dopo in modo insolitamente sgarbato e improvvisamente, per motivi neppure detti, che dunque mi rimasero per sempre sconosciuti.

partenza in aereo da Negombo, sbarco a Chennai e arrivo a Mamallapuram, Tamil Nadu, India, finalmente! 9 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 354

a Fabia, Marta, Rocco, Sara 08.09 – India…

[…] All’aeroporto internazionale di Colombo, vicino a Negombo, conosco …. (il nome non me lo ricordo), un universitario che dopo avere preso la laurea di primo e quella di secondo livello, ora vive in Giappone per imparare la lingua – e che al Free Shop dell’aeroporto spende 60 dollari, quattro mesi di affitto di Ruwan, in lattine di birra. … e tamil, musulmano, come ci tiene a farmi sapere subito, effeminatissimo nei modi di fare, ma regolarmente accasato con la sua girl friend, che tira giu dal letto alle 3 di mattina per farsi venire a prendere all’aeroporto (anche se, adesso che ci penso, io poi ho visto un ragazzo e non una ragazza all’uscita). Anche … che e chiaramente molto ricco e parla un inglese perfetto, correggendomi ogni volta, e tuttavia schiavo del desiderio di fuga dei singalesi e ha uno strano complesso di inferiorita nei miei riguardi. Cosa non posso fare per lui, per fargli avere un visto? Qualunque spiegayione sul fatto che uno come lui ha gia tutto quello che potrebbe avere in Europa e vana.

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Eccomi in India. […]

Alle 5 di mattina ora di Colombo, ore 4, 30 locali (perche l India e cosi grande che un fuso orario suo, unico al mondo, sfasato di mezzora), dopo un volo su un boeing 737, che e stato leggero come un fuscello, eccomi catapultato in India.
Il primo impatto e stata una discussione col driver del veicolo che qui si chiama carservice che voleva portarmi alla mia prima meta, Mamallapuram, al modico prezzo di 25 euro. Io che all’inizio non ero ancora pratico col cambio avevo capito che mi chiedeva 3 euro, ma poi fatti i conti ho capito che non ci stavo nel budget. Quindi lui si ferma sul bordo della strada a traffico veloce e cerca di coinvolgermi in una trattativa scendendo fino 16 euro, sempre troppi per me. La discussione e dura; si e vero che ha detto 3 euro, ma solo per portarmi alla stazione degli autobus! Appunto, e proprio li che voglio andare!
Gli indiani sono duri, orgogliosi, crudi, mica gentili come i singalesi. alla fine capisco che mi conviene una mediazione: gli do 4 euro per la stazione degli autobus e lui mi trovera l’autobus. Vuole i soldi subito e penso che tagliera la corda. Invece eccolo li a sbracciarsi per un ora, ed era proprio indispensabile perche qui l unico alfabeto in uso e quello locale.
Alla fine mi carica di corsa sulla corriera piu scassata e mi saluta con un largo affettuoso sorriso.

Non so a quanti km dal centro di Chennai sia il suo aeroporto o la sua stazione degli autobus. So che attorno a me nelle prime luci dell alba si snoda un paesaggio orribile e caotico, sintomo di uno sviluppo economico e industriale intensissimo e sregolato. L”India che vedo sta allo Sri Lanka (eccetto l’orribile Colombo) come – facendo le debite proporzioni – Cesano Maderno sta al Salento. Lo Sri Lanka e un pezzo di Salento, staccatosi dall’India, a galleggiare sul mare come un perla (se le perle potessero galleggiare).
Tutto e gigantesco. Senti il respiro di un miliardo di persone (il doppio di tutta l”Europa) dietro questo caos di officine, di loft, mescolati alle casupole e alle capanne tra le misere vacche sacre a volte non piu grandi di dobermann che giacciono indolenti in meyyo alle strade, in una disordinata periferia urbana che si estende per decine di km. Eccola la nuova India che come la Cina sta facendo la rivoluzione industriale senya rivoluzione culturale e innesta sul proprio intatto mondo di pregiudizi la tecnica che sottomette la natura. E la natura distrutta. Cosa sara la terra quando tutti i popoli del mondo saranno sviluppati? Una camera a gas, suppongo.

Poi a poco ci allontaniamo e gradualmente appare l’India rurale. Siamo nella terra dei Tamil, uno stato indiano grande poco meno di meta dell’Italia e con 62 milioni di abitanti. Lo abitano i feroci tamil, gli stessi che stanno in certe zone delle Sri Lanka, che vorrebbero l’indipendenza sia qui sia li. Che al mite buonismo buddista oppongono la loro cultura induista che inneggia alla forza semibarbarica, e hanno ucciso sia Indira Gandhi sia suo figlio, le tigri Tamil. – NOTA 2022: vedi tuttavia il post successivo.
Dopo due ore – ai limiti della resistenza fisica – eccomi a Mamallapuram e l’incantesimo sboccia. Eccomi dove volevo arrivare. Eccomi alla mitica india, che qui non ha foreste, ma e solo una pianura sterposa, sotto una cappa grigia di monsone un po umido, in un borgo di 13,000 abitanti, uno dei luoghi piu belli che abbia mai visto. Tra rocce misteriose affiorano i templi, il piu piccolo e bello e patrimonio dell’umanita, sta in riva al mare e lo tsunami lo ha risparmiato. Il paese vive di intagliatori di pietre e di legno ed e tutto un incredibile museo di capolavori artigiani lungo le strade. La spiaggia e piena di pescatori e piu in la, di cavalieri e cavalli. Puoi affittare un cavallo e galoppare verso le linea di sabbia vuota che si stende davanti per chilometri. Le musiche gli odori la dolcezza feroce di questo paese mi entra nel sangue, dopo le 8 ore di sonno.
Mi sveglio alle 4 e non capisco che ore sono, ho messo l’orologio al contrario. Mi chiamano da Stoccarda per chiedermi una cosa dell ufficio e mi dicono ma preside lei e proprio fuori! Io sto farfugliando chiedendogli che cavolo di ore sono, col mio orologio al contrario.
E poi fuori a riempirmi i polmoni di questa dolcezza inattesa e feroce dell’India. Ragazzi, l’India e cominciata.

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ma altro aggiunge la mail del giorno dopo:

marta, sara, Rocco, Fabia 10 ago 2005, 15:07 quando i bambini fanno oooo

[…] ieri l’odore di putrefazione dolciastra e stranamente non stomachevole del pesce e di ogni altro rifiuto nella spiaggia, che sembrava solo rendere molto piu forte e potente il profumo salmastro del mare. […]

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anche questa giornata rimase senza riprese, sempre che invece non siano andate perdute: tra le cassette fatte recuperare in questi mesi, una risultava guasta; non mi rimane che cercare di rimediare almeno con una foto, che cominci a dare una prima ambientazione.

foto presa da internet

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ma poi ci furono anche gli incontri della sera; ricordo tre ragazzi che abitavano una specie di cantina di fronte all’hotel e che mi invitarono da loro; ma fu quella sera o la sera dopo?

credo che fu la sera stessa dell’arrivo, e fu un altro momento di questo impatto con l’India che trovai meraviglioso, per la cordialità incredibile della sua gente.

è dovuto proprio a tutto quello che successe quel giorno molto del mio innamoramento dell’India a prima vista, una specie di colpo di fulmine, che poi è sopravvissuto finora ad ogni prova e anche ad una assenza che oramai dura da oltre dieci anni.

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ma certamente fu di quella sera stessa quest’altro incontro, che invece ho dimenticato, ma che trovo testimoniato da una mail del giorno dopo ai miei familiari:

a marta, sara, Rocco, Fabia 10 ago 2005, 15:07 quando i bambini fanno oooo

[…] i pescatori che trovo di notte sulla spiaggia a farsi una europeissima canna (se voglio gradire, no grazie) […]

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Mauro a Rob. Aug 9, 2005 4:09 PM Re: 9 agosto

Cara Ro.,
mi spiace che la tua vacanza sia cosi piena di tensioni. io sono ampiamente distrutto, ma da oggi veramente incantato.

non so quanto ti possa fare piacere leggermi in questo tuo contesto, ma puoi sempre rinviare a tempi migliori. se non ti spiace ti allego una mail che avevo composto per i miei (ma anche tu sei nei miei pensieri).

spero di sentirti presto piu distesa.

un abbraccio

Mauro

allegato: Eccomi in India

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da Ros. a Mauro Wed, 3 Aug 2005 21:07:46 saluti

beh sono felice che sei in viaggio…
ti leggerò finchè mi scriverai..
io sto ancora al mare a scalea anche se piove ed è brutto tempo..
a presto ros.

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Mauro a Ros. Aug 9, 2005 4:12 PM Re: saluti

non vale che piova e ci sia brutto tempo!

ti sono grato se mi leggi, anche se queste lettere che compongo in fretta hanno un tono un po impersonale, quando tornero in Germania potremo parlare piu da vicino, qui il tempo e tiranno.

un abbraccio.

Mauro

allegato: Eccomi in India

ritratto molto vintage di Galle. 5-7 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 352

eccomi al momento di lasciare Galle fisicamente, il 7 agosto 2005, ma conservandone il ricordo indelebile nel cuore per quindici anni, fino a che non la ritrovai nel 2020 così profondamente cambiata da stamparmisi nella mente una seconda volta, ed ecco anche il consueto ritratto di una città, come ripresa nei due giorni precedenti nel suo molteplice incanto.

è un filmato di un po’ più di mezzora, che descrive le prime impressioni sul vecchio borgo e sul forte olandese, e i molteplici incontri in questo luogo, che sembra fatto apposta per la socializzazione, e poi, il giorno dopo, l’esplorazione delle sue bianche strade assolate, scendendo verso il mare, e la passeggiata lungo la sua costa incantevole, straziata però dallo tsunami, vissuto da quella gente silenziosa e modesta, con una incredibile sopportazione e in olore senza lacrime.

non conoscono l’arroganza di chi quasi di pretende immortale e non accetta la morte, i singalesi.

da Galle a Colombo, senza riprese. 7 agosto 2005. quando si poteva viaggiare – 351

7 agosto 2005, domenica: nessuna traccia nella memoria interna; nessuna ripresa, oppure, se ve ne fu qualcuna, è andata perduta; si aggiunga che anche il catalogo delle riprese 2004-2005, minuziosamente compilato fino a qui, si interrompe, o per qualche guasto del file che lo conteneva o, più probabilmente, per incostanza mia, e questo renderà molto più difficile la ricostruzione dei momenti diversi di questo e dei prossimi viaggi.

unica traccia del vissuto di quella giornata in qualche mail: la prima di una persona che non ricordo assolutamente chi fosse, anche se nel titolo del file ho annotato che era indiano, ma dubito perfino che sia vero.

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Sarath Fernando lun 8 ago 2005, 04:34

Bortocala, How are you? this is Fernando. I think you can remember me, yesterday we met in the train. If you are able to get the Visa today, […]

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evidentemente la mattina del giorno prima avevamo fatto conoscenza in treno e gli avevo raccontato in qualche modo le mie peripezie del visto per l’India e che dovevo andare a ritirarlo a Colombo l’indomani, lunedì.

mi rimane anche incomprensibile come mai, avendo un giorno a disposizione, io non lo abbia utilizzato per visitare altri luoghi di quella splendida costa e sia invece tornato a Negombo, come se fosse stato il mio nido. indubbiamente sarebbe stato molto più sensato tornare a Colombo direttamente dal sud il lunedì mattina, piuttosto che ritornare a nord di Colombo la domenica, per andare e tornare da Negombo il giorno dopo.

ma, devo correggermi: è proprio quello che ho fatto, sia l’esplorazione della costa, sia la sosta a Colombo! ho ritrovato le mail dei giorni dopo che lo raccontano, e che allego in fondo.

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ma affiora adesso il ricordo confuso delle ore trascorse all’ambasciata dell’India, per quel maledetto visto, che avrei fatto meglio a farmi prima di partire: invece che qui, in coda, nella calura…; ma non so bene se si riferisca a qualche giorno in particolare.

c’è anche un altro ricordo collegato, che si è fermato sulla soglia della memoria cosciente, e rimane indistinto, ma non vuole proprio varcarla; forse ha a che fare col pasto di quel mezzogiorno, con la ricerca di un locale a Colombo.

e poi una notte profonda sulla spiaggia di Negombo, fuori dall’hotel, tra ombre indistinte di persone che vi si muovevano come me, e i riflessi delle onde che sciaguattavano sulla sabbia: ma era quella del 7 agosto?

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l’unica cosa che dà un senso alla vita vissuta è la memoria, ma la memoria stessa si perde e perde il suo senso.

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ma ecco qualche altro frammento di cronaca che restituisce qualcosa di totalmente dimenticato e in parte smentisce le spericolate ricostruzioni appena esposte.

a Fabia, Marta, Rocco, Sara, R. 08.08

[…] Aggiungete che ieri (dopo una tappa intermedia in paesino a 14 km da Galle, per una visita ad uno dei soliti dolcissimi tempi buddisti, che questa volta era ancora piu dolce del solito, perche pieno di bambini delle elementari, uno dei quali mi ha fatto da guida compunta gentilissima ma decisa nell indicarmi dove dovevo infilare le mie offerte – e poi a mangiare in un dondolante imbarcadero in una laguna interna) […]

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a Fabia, Marta, Rocco, Sara 08.09 – India…

[…] alle 4 e 40 avevo […] un bisogno assoluto di un bagno. Il giorno prima – il 7 agosto – alla stessa ora (mi sono dimenticato di raccontarvelo) lo stesso bisogno fisico mi aveva indotto a una piccola deviazione nella giungla che stavo costeggiando (fuori Colombo, ovviamente), col risultato che ero finito con una gamba nelle sabbie mobili, per fortuna poco profonde, cosi sono risalito subito; pero con un poco piu di fortuna, un passo in piu e un posto piu profondo, sarei sparito per sempre senza lasciare traccia (come un fisico famoso o Federico Caffe) e voi sareste qui a chiedervi dove sono finito. […]

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a Fabia, Marta, Rocco, Sara, R. 08.08

[…] appena arrivato a Colombo da Galle alle 7 di sera, mi sono infilato nel primo hotel di fronte alla stazione, che – come dubitavo ma non fino al punto che dubitavo – si e rivelato un autentico letterale casino. Insomma alle due di notte mentre gia dormivo per cosi dire beato sono stato svegliato da grosse bussate alla porta ed e seguita una esibizione di un paio di ragazze, peraltro carine, tra le quali dovevo assolutamente scegliere. Non scherzo.
Ho fatto il san Gerolamo nel deserto, ma dopo chi ha chiuso piu occhio! […]

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la memoria interna ha totalmente cancellato questi fatti, e spostato alla Thailandia, due anni dopo, l’episodio del piede messo in fallo nelle sabbie mobili e del mio fortunoso cavarmela, che pure racconto ai miei, a casa.

è possibile che la censura freudiana abbia voluto cancellare del tutto la giornata, alla luce dell’ultimo sgradevole episodio, che mi vede nell’odiato ruolo di turista sessuale? non lo so; certamente la strana mancanza di riprese della giornata aiuta la cancellazione del vissuto, qui recuperato solo indirettamente.

Galle, in un campo di profughi dello tsunami. 6 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 349

la passeggiata tra le rovine provocate dallo tsunami lungo la riva dell’oceano a sud-est di Galle aveva già mostrato delle tende in accampamenti sparsi tra gli edifici danneggiati. niente di più ovvio che finire in alcune di loro a parlare con chi chi ci viveva.

Mauro To: marta Aug 6, 2005 1:16 PM Re: sottile sottile e pericolosissima scazzatura da week end indubbiamente

[…] Il peggio e stato oggi, che ho camminato da galle, dove sto a dormire fino a stasera, fino al paese vicino, lungo la costa. Gentili e amichevoli come sempre i singalesi con ampi sorrisi mi hanno fatto entrare in alcune case, mi hanno mostrato le fotografie dei loro cari perduti, stringendosi con un sorriso nelle spalle e dicendo: tsunami away. Li era un bambino di 15 mesi, che aveva perso la mamma: qui una donna che aveva perso due dei suoi cinque figli. Si passa sulla spiaggia tra queste carogne sventrate di case, una si, due no, una ancora mezza in piedi, l’altra ammucchiata caoticamente, l’altra in  piedi con l’ultima parete. Qui c’era la casa di mia madre, dice una donna mostrandomi una piattaforma di cemento vuota; la nonna e scomparsa e lei ha salvato la sua casa, ma non due delle figlie (come vi dicevo prima). Insomma, con tutto che in questo paese ci sono tutte le quattro religioni piu importanti: il cristianesimo (in almeno tre o quattro versioni, dalla cattolica a due o tre chiese protestanti), l’islam, il buddismo e l’induismo, nessuno dei 3 Dei unici delle monoteiste, ma neppure uno dei 333.000 dell’induismo ha mosso un dito per salvare tanti innocenti, che ora cercano di razionalizzare in qualche modo quello che non puo essere spiegato da nessuna religione, ma purtroppo solo da un doloroso e quasi inaccettabile ateismo.

Insomma, quest’anno solo viaggi tristi, ma si vede che e un segno dei tempi.

Solo che da questa tristezza lo Sri Lanka comunque ti tira fuori con la sua semplicita inarrivabile, e sono di nuovo le scimmie nella foresta o la sua pace a toccarti il cuore.

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avverto chi eventualmente se lo guarderà che il video è decisamente inadeguato rispetto al testo della mail a mia figlia scritta quella sera, che ho riportato qui sopra.

spero comunque che riesca ad esprimere egualmente, anche se in modo più blando, questa sconcertante mescolanza di tragica serenità, che è lo stigma più tipico di questa gente.

i loro sorrisi dicono nel modo più coinvolgente la forza vitale della vita contraddittoria, che soffre e sorride nello stesso tempo, non vuole rassegnarsi e si muove comunque verso un futuro necessario.

Galle, l’altro lato del suo oceano: tra le rovine dello tsunami. 6 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 348

stesso percorso del video precedente, lungo la costa sud-orientale di Galle, fuori dal suo centro storico: ma qui, si guarda a monte, e non al mare.

e sono immagini di distruzione, lo sfacelo dello tsunami sette mesi dopo: case lesionate, altre rase al suolo.

la vita e la morte si abbracciano insperabili, distinte soltanto da una striscia d’asfalto su cui passa il traffico commerciale.

la vita che cerca di scorrere indifferente.

che stordimento.

lo sguardo indagatore e forse perfino cinico del vostro reporter è un atto di pietà, come lui crede, oppure di crudeltà?

è più umano tacere di queste sventure oppure documentarle?

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anche il commento musicale di questo videoclip è tratto dallo stesso brano del video precedente, solo con tratti ed accenti diversi, tra immagini che ne rovesciano il senso emotivo.

da Galle al suo oceano, finalmente. 6 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 347

finalmente una lunga e rilassata camminata lungo il mare della costa meridionale singalese dell’Oceano Indiano, scendendo per qualche chilometro lungo le spiagge e i promontori a sud-est di Galle.

ecco lo Sri Lanka da cartolina, con le palme che si affacciano sulle onde, che raccontano la loro saggezza orientale, recitando le loro ininterrotte preghiere, le spiagge sabbiose dorate, intatte dal turismo industrializzato, ed abitate soltanto da pescatori.

a loro dedico qualche sguardo e brevi parole, e mi riconosco facilmente fratello di chi ha scelto, di questa professione, piuttosto l’abbandono ai ritmi della natura e all’inessenzialità di tutto il resto.

come il cane che dorme abbandonato sulla sabbia o la mucca sacra che rumina le lodi al Tutto, vicino ad un tempietto hindu, che convive con un modestissimo dagoba bianco buddista, il fiore di loto rovesciato, come mi hanno insegnato due giorni prima a Colombo, e un pavone stilizzato, simbolo di perfezione.

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in questo secondo viaggio in Sri Lanka il mare era stato finora presente al mio sguardo nel giorno dell’arrivo, a Negombo, il 2 agosto, martedì, ma la giornata era coperta e il mare splendeva poco.

poi, nei due giorni successivi, qualche squarcio di mare l’avevo visto sia dal treno, sia affacciandosi sull’Oceano Indiano dalla parte rivierasca di Colombo, ma non mi ci ero dedicato molto, sempre condizionato dalle incombenze legate al visto per l’India; e sono pur sempre limitate le vedute che del mare si possono avere da una grande città.

l’oceano non aveva mancato di farsi vedere certamente il giorno successivo nel viaggio in treno verso Galle, ma senza che gli dedicassi grande attenzione, preso piuttosto dalla tragedia dello tsunami, ancora viva nei suoi esiti nel paesaggio devastato che attraversavo; e poi, come ignorarlo dal forte di di Galle, circondato su tre lati dalle sue onde?

pure la giornata era piuttosto monsonica ed il mare si era mostrato nella sua versione più aggressiva, e quasi minacciosa.

e quindi occorreva questa, limpida di sole, per farmi camminare per qualche miglio degno delle favole, perdendo lungo il cammino le zavorre della civiltà dei consumi, alla ricerca di quel profondo me stesso, che non vive dentro di me, ma dentro le onde luminose e vive dell’oceano, sempre uguali e sempre diverse.

prima giornata a Galle. videodiario 5 agosto 2005. – quando si poteva viaggiare – 345

a marta Aug 6, 2005 1:16 PM Re: sottile sottile e pericolosissima scazzatura da week end indubbiamente

[…] Da ieri sono a Galle, pero, e neppure so se e Sri Lanka: una cittadina incredibile, scivolata nello spazio tempo, non per nulla dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanita, che e una perfetta cittadina coloniale olandese del 1600, magari poco conservata da allora in poi, ma sostanzialmente intatta.

Aggiungi che gli olandesi, che ben conoscevano la ferocia del mare, l’hanno circondata di un’opera poderosa come le mura di Lucca o di Ferrara, che e poi sostanzialmente una diga altissima e potente lunga chilometri, che si affaccia pero sul mare e che la protegge da ogni assalto umano o naturale.

Su queste mura, luogo di incontro meraviglioso, le scolaresche compiono le loro gite degli ultimi giorni di scuola (le vacanze qui cominciano a settembre), i ragazzi fanno body building, gli innamorati si baciano dietro gli ombrelli e davanti rugge l’oceano infinito, provvisoriamente domato.

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rileggo questo passo della mail del giorno dopo a mia figlia Marta e ci trovo la sintesi perfetta in poche righe della giornata del 5 agosto 2005 a Galle che il videodiario riepiloga con qualche prolissità, in più, ricucendo insieme gli otto videoclip a lei dedicati in un filmato solo della durata di mezzora.

cattedrale cristiana e moschea Meeran Jumma. Galle. 5 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 344

nella parte sud-orientale del grande promontorio di Galle sorge una curiosa moschea, costruita dagli inglesi nell’Ottocento, su schemi architettonici molto occidentali e per niente islamici, che quasi si confonde con una vicina cattedrale cristiana per la forma esterna.

il suo nome non lo so spiegare; il traduttore automatico di google non lo riconosce come singalese, ma restituisce, invece, che jumma significa venerdì in oromo, la lingua del più grande gruppo etnico dell’Etiopia.

la sua presenza quindi indica contemporaneamente due cose:

la convivenza di religioni diverse nel paese; a buddisti, musulmani, cristiani di varie tendenze, si devono aggiungere anche gli induisti della minoranza tamil;

e l’abilità degli inglesi nell’alimentare le possibili contrapposizioni interne nella loro colonia, usando come pretesto la libertà religiosa.

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comunque le brevi riprese furono svolte sena consapevolezza di questi pensieri ed esprimono soprattutto la sorpresa immediata di questa scoperta e la curiosità per i riti che pure da fiori si vedono svolgere dai fedeli nel cortile della moschea: sono abluzioni rituali.

poi la luce calda del tramonto avvolge ogni casa del povero borgo che qui si raccoglie, mescolandosi alle preghiere del muezzin.

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accantonata la prima versione del videoclip:

l’attività sportiva dei ragazzi di Galle, nel forte sull’oceano. 5 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 343

se il dialogo a parole non riusciva a decollare, come si vede dal video precedente, questo non impediva il dialogo dei corpi.

ed ecco che i ragazzi di Galle, raccolti nel monumento della fortezza, già patrimonio culturale dell’umanità UNESCO, ma non ancora musealizzata, la usano per i loro esercizi fisici o le attività sportive all’aperto, come fosse una palestra gratuita, facendone una cosa viva, e si sostituiscono loro stessi agli attrezzi che mancano.

ora si raccolgono attorno al viaggiatore straniero che mostra loro simpatia, per esibirsi nella freschezza dei loro corpi, che non sono prestanti, ma elastici e vivi.

io riprendo sorridendo, e capita che i miei sorrisi superino il muro del suono e si sentano, in questo video…

ma i sorrisi di quei ragazzi dello Sri Lanka, si vedono anche.