breve ritratto conclusivo di Dharasuram, Tamil Nadu, India. vintage 18 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 498

è solo da poco tempo che ho preso l’abitudine di presentare sul mio canale Youtube dei video lunghi, formati per assemblaggio di quelli brevi precedenti, e sintetizzano a volte l’insieme delle riprese e dei relativi videoclip dedicati ad una particolare località, come in questo caso, a volte presentano il diario visivo della giornata.

mi domando come mai non mi è venuto in mente prima, di farlo: il video lungo permette di rendere esplicito il collegamento tematico dei diversi diversi videoclip fra loro e di ricostruire le linee di un discorso d’insieme che ho fatto costruendo via via le singole sequenze.

vero che sono video piuttosto lunghi, che molto spesso raggiungono la durata di un tempo di un normale film da sala, e dunque probabilmente sono difficilmente guardabili nei tempi della fruizione convulsa di oggi: anche il linguaggio del montaggio è lento, antiquato.

questo video, dedicato a Dharasuram, invece, è più breve del solito, perché la località è molto piccola, oggi quasi un sobborgo della più grande Kumbakonam, come ho già avuto modo di dire altre volte, e i suoi motivi di interesse si esauriscono quasi completamente nel tempio, che però è uno dei più belli dell’India e patrimonio dell’umanità secondo l’UNESCO.

mitologia indiana nel tempio di Airavateswara a Dharasuram, Tamil Nadu, India. 18 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 497

a Fabia, Marta, Rocco, Sara 19, 2005 12:16 PM riepilogo delle ultime 24 ore

[…] Nel secondo tempio – cioè nella seconda parte del tempio, che io avevo preso per un tempio distinto – un professore indiano teneva una lezione dal vivo sulla mitologia indiana ad un gruppo di studenti universitari americani, dai quali sono stato adottato subito. Non posso dire che le mie conoscenze sulla religione indu siano molto piu approfondite ora purtroppo, data la mia scarsa conoscenza dell’inglese, tuttavia posso dirvi che nel caso dell’unione tra Shiva e Visnu quello che assunse natura femminile fu Visnu e non Shiva, sorry. […] 

. . .

del resto, pensandoci bene, potrebbe essere diversamente? delle due divinità Shiva è certamente la più aggressiva e maschile, anche se non è andato esente neppure lui dall’assumere natura femminile, se non ricordo male; la parte femminile tocca a Visnu, nome che suonava terribile nelle mie letture salgariane infantili, mescolato com’era a quello della dea Khalì, che esigeva sacrifici umani, ma invece esprime la generosità e la dolcezza.

ma è da una mitologia come questa che nasce la grande fluidità erotica che si avverte nel mondo indiano, oppure viceversa è questo erotismo non represso che fonda questa mitologia così versatile.

. . .

in ogni caso il video inizia con qualche accenno nelle riprese alla lezione sulla mitologia indiana, e poi torna ad immergersi nelle vedute superlative di questo tempio straordinario.

e non sfugga, tra le meraviglie di pietra, il gruppo scultoreo che mostra un leone che aggredisce alle spalle un elefante: simboleggerebbe la rivincita sul buddismo dell’induismo.

questo riconquistò l’India dopo alcuni secoli dedicati al culto di Buddha, ma fu anche la rivincita di una visione filosofica della vita molto più articolata, complessa e perfino un po’ contraddittoria.

la vita del tempio di Airavateswara a Dharasuram, Tamil Nadu, India. 18 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 496

le immagini che regala il tempio di Airavateswara a Dharasuram con le sue statue e i bassorilievi sono talmente belle e capaci di parlare da sole il linguaggio universale dell’estetica, che descriverle o anche soltanto riassumerne la successione sembra proprio sminuire l’impatto emotivo che possono esercitare sullo spettatore.

resta allora soltanto da dire perché nel titolo ho parlato di vita del del tempio.

l’ho fatto per sottolineare ancora una volta che in India i monumenti, che affondano la loro storia nei secoli e nei millenni, non sono affatto pezzi da museo, ma sempre momenti vivi di una realtà ancora in atto:

è la stessa del passato più antico la religione, gli stessi i riti ancora vive e presenti le divinità.

e una vita minuta si svolge sempre attorno e grazie a loro, e non è giusto prescinderne.

altrove sembrerebbero intrusioni che disturbano; qui sono l’essenza stessa del passato che vive.

all’interno del tempio di Airavateswara a Dharasuram, Tamil Nadu, India. 18 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 495

l’interno del tempio di Airavateswara a Dharasuram, Tamil Nadu, India, visto la mattina del 18 agosto 2005, presenta le solite cupezze, che ricordano irresistibilmente le descrizioni inorridite degli scrittori coloniali come Kipling e Salgari, orrende dal punto di vista del politically correct attuale, ma una volta unico modo per accedere al fascino dell’India misteriosa, come la si chiamava ora-

mentre oggi prevale lo slogan turistico Magic India!

a rendere più fosche le atmosfere, qui non manca neppure lo svolazzare dei pipistrelli tra le volute oscure dei corridoi interminabili.

ma lo sguardo del vostro esploratore curioso non smette di restare incantato, come quello del bambino che è stato, affascinato dallo scoprire che, tra le tante meraviglie di un mondo che non si finisce mai di conoscere, ce n’è anche una che si chiama India.

i cortili del tempio di Airavateswara a Dharasuram, Tamil Nadu, India. 18 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 494

a Fabia, Marta, Rocco, Sara 19, 2005 12:16 PM riepilogo delle ultime 24 ore

[…] Vedo piu in la qualcos’altro. Il qualcos’altro era il secondo tempio, grande il triplo del primo, di una bellezza stupefacente. Direi il piu bello di quelli visti finora […] D’altra parte […] i primi due templi della mattina, sia quello del pomeriggio a 50 km di distanza sono dichiarati dall’UNESCO patrimonio dell’umanita […].

. . .

quel che si comincia a vedere col video di oggi giustifica l’entusiasmo manifestato, oltre che in quella appena citata, anche nella mail breve scritta a casa subito dopo la visita del 18 agosto, e ricordata ieri: templi meravigliosi

(e il plurale mi pare confermi l’erronea convinzione delle due mail che fossero due i templi di Dharasuram, mentre avevo visitato lo stesso, immenso, tempio di Airavateswara, entrando da punti diversi e senza rendermi conto che si trattava sempre dello stesso complesso).

. . .

la leggenda sulla sua origine parla di una maledizione scagliata da Durvasa, figura presente in numerosi testi dell’antichissima letteratura indiana, ed è l’irascibile saggio col quale è difficile vivere – mi sembra una definizione adatta anche a me – come significa il suo nome stesso, in alcuni casi considerato avatar parziale di Shiva, visto che è nato come espressione dell’ira di Shiva, a seguito di una lite con Brahma, ed è celebre appunto per le maledizioni lanciate contro varie divinità o persone.

qui a Dharasuram, non so per quale motivo, aveva maledetto Airavata, l’elefante bianco del dio Indra, il signore della folgore, del temporale, delle piogge e della magia, altrettanto collerico e nobilmente iracondo di Durvasa, amante delle donne, e solito ubriacarsi prima delle battaglie, pronto a diventare spesso violento dopo queste sue bevute di soma, bevanda tipica del sacrificio vedico, e a distruggere qualsiasi cosa; ma nonostante questo, considerato una divinità saggia e dotata di valore, forza e coraggio.

Indra è anche il dio guerriero, protettore degli arii, che guida nelle loro conquiste: la sua figura infatti è gigantesca, ha barba e capelli biondi avvolti in un turbante, e marcia in battaglia su un carro trainato da due cavalli sauri brandendo in mano il vajra (“fulmine” o “diamante“), arma che simboleggia la folgore, oppure tenendo la rete, simbolo della sua natura di mago e illusionista.

dopo la maledizione di Dharasuram, Airavata, l’elefante bianco di Indra, aveva perso il suo colore, e, sconvolto dal rimorso, allora Dharasuram aveva pregato Shiva dal luogo di questo tempio e il dio gli aveva detto di fare all’elefante un bagno nella vasca sacra del tempio; cosa che gli restituì magicamente il colore bianco. ed è da allora che questo tempio si chiama Airavatesvara.

. . .

questa breve sintesi delle storie mitiche, che stanno all’origine del tempio e che alla base delle sue ricchissime raffigurazioni nei bassorilievi, non deve impedirci però di cogliere la sua straordinaria bellezza.

per un occidentale, sia esso pure un viaggiatore e non un semplice turista, questi miti non sono stati assorbiti fin dai racconti dell’infanzia, ma restano un poco estrinseci anche quando sentiti raccontare, e quindi le sculture si riducono a repertori di pure forme suggestive, che in qualche modo risultano più antiche della loro esecuzione, perché sintetizzano una tradizione millenaria immutata.

infatti il tempio risale dal tempo finale della dinastia dei re Chola, cioè al nostro XIII secolo, quello in cui da noi morì Francesco d’Assisi e nacque Dante, ma le sculture che contiene sembrano coeve quasi a quelle dell’Egitto di 3mila anni prima.

è il paragone che allora mi veniva in mente per avere appena visitato quella regione otto mesi prima, e lo trovo naturale anche adesso.

e dunque, credetemi, un viaggio in Tamil Nadu vale almeno come un viaggio in Egitto, molto più mitizzato, ma presenta in più la simpatia straordinaria della gente plasmata da quella cultura.

. . .

però rimane insuperabile la differenza tra lo spirito dispotico che permea l’arte egizia, così come quella civiltà, e il carattere più democratico e decentrato del potere, da queste parti.

e soprattutto ha una forza incredibile ritrovare ancora viva una cultura simile a quella, che ha radici altrettanto profonde in millenni precedenti, ma vive ancora in mezzo a noi, assurdamente contemporanea.

arrivando al tempio di Airavateswara a Dharasuram, Tamil Nadu, India. 18 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 493

la cosa più semplice che potrei fare è invitarvi a guardare queste riprese dell’ambiente che circonda il tempio di Airavateswara a Dharasuram per quel che sono: un documento commovente di un mondo che forse che esiste più, anche se sono passati meno di vent’anni da quando le ho fatte, e riguardandole mi sembrano secoli, per come è cambiato il mondo e anche sono cambiato io.

qui, attorno a uno dei templi più importanti dell’India, dichiarato patrimonio culturale dell’umanità dall’UNESCO, si svolge una vita quotidiana semplice e ordinaria, in questa città che si conferma finora straordinaria pulita e direi perfino serena, nella sua semplicità operosa, che non esclude però la povertà.

gli scalpellini lavorano la pietra, ad un ritmo tranquillo, i bambini si recano a scuola, senza essere turbati dalla cinepresa che li riprende, e altra gente semplicemente passa accanto alle mura possenti di un monumento che è entrato a far parte della loro quotidianità, e che non vedono più nemmeno come tale.

. . .

ma per arricchire o complicare la visione ecco che mi trovo a dovere mettere d’accordo quel che vedo nelle riprese con quello che scrivevo nella mail a casa del giorno dopo.

Fabia, Marta, Rocco, Sara 19, 2005 12:16 PM riepilogo delle ultime 24 ore

[…] Ieri […] avevo deciso di fare una capatina a 4 km di distanza da Kumbaconam, per visitare quello che dalla guida della Lonely Planet (cessosissima come sempre nelle indicazioni artistico-culturali, tanto quanto indispensabile nelle indicazioni pratiche) risultava un tempio di modesto valore, ma io mi ero insospettito per l’antichita. Mi sono infatti accorto che i temple indiani piu sono antichi piu sono belli, e questo risultava del 1300 circa. Non solo il tempio c’era, pulitissimo e molto carino, […] il primo tempio, immerso in un prato verdissimo e curato che sembrava di essere a Pisa -, […]

. . .

per prima cosa mi tocca difendere questa volta la guida della Lonely Planet che, sia pure nel carattere sintetico che le è proprio, dà a questo tempio tutto il rilievo che merita; e quindi è evidente che il giorno dopo ne avevo già un ricordo confuso.

ma soprattutto di questo presunto primo tempio non trovo traccia nelle riprese, tanto che dovrei pensare di non averlo filmato affatto (pur visitandolo), visto che il nastro della giornata comincia con la visita al laboratorio di tessitura della seta, come abbiamo visto ieri.

ma questo silenzio video sarebbe molto strano, per niente degno di me.

quindi il riferimento al prato verdissimo, simile a quello di Pisa, che si vede giusto qui, pur nei colori un poco sbiaditi della foschia tropicale, mi porta a concludere che il tempio di Dharasuram è così vasto ed articolato, che a me è sembrato di visitare due luoghi diversi, accedendovi da punti differenti e in parti distinte.

comunque fate voi; io spero soltanto che queste divagazioni non tolgano nulla a fascino di queste riprese e delle prossime, anche se certamente tolgono alle mie descrizioni ogni attendibilità per un uso eventuale come guida turistica.

primo contatto con Dharasuram, Tamil Nadu, India; la tessitura della seta. 18 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 492

la giornata del 18 agosto 2005 fu dedicata nella sua prima parte alla visita di Dharasuram, una cittadina, anzi piuttosto soltanto un paesottto di meno di 15mila abitanti, che è soltanto a 4 km a sud-ovest di Kumbakonam, e ne è quasi un sobborgo: anzi, non diciamo neppure quasi.

ma prima di entrare in tema e di descriverne i momenti ripresi in video, devo premettere una breve mail ai miei familiari che esprime la sera stessa il cambiamento di clima psicologico, dopo la confusa giornata a Kumbakonam del giorno precedente.

. . .

Fabia, Marta, Rocco, Sara  Aug 18, 2005 4:45 PM quando i bambini fanno ooo per la terza volta

Oggi sono riprese le meraviglie dell’India, non parlatemi di Egitto, non parlatemi di altro; qui il bello supera ogni limite e immaginazione.
Questo entusiasmo e dovuto sia ai templi meravigliosi scoperti nell’India centrale, sia alle simpatiche amicizie della giornata.
Vi raccontero meglio o lo faro fare alla videocamera.

Spero che voi stiate tutti bene e che le vostre vacanze siano pure buone.

Mauro

. . .

ma una cronaca un po’ più precisa è per fortuna nella mail del giorno dopo:

Fabia, Marta, Rocco, Sara 19, 2005 12:16 PM riepilogo delle ultime 24 ore

[…] Ieri era gia stata una giornata fausta la mattina, in quanto avevo deciso di fare una capatina a 4 km di distanza da Kumbaconam, […] e […] non solo un tessitore di seta mi ha fatto salire a casa sua di fronte al tempio a riprendere il suo lavoro (la domanda se volevo acquistare uno di quei sari rilucenti e meravigliosi era fatta pro forma) […]

. . .

e le riprese della giornata iniziano appunto con la visita al suo laboratorio: un luogo lindo, pulitissimo, ordinato, dedicato ad un lavoro sapiente ed antico che produce delle sete meravigliose:

vero che la Lonely Planet poneva in un altro centro non meglio localizzato, Tirubuvanam, il centro sfavillante di questa attività, e quest’altro semi-sobborgo di Kumbakonam si trova al lato opposto della città, ma evidentemente qualcuno la lavora anche qui

ed ecco anche a voi l’immagine, che quasi stringe il cuore, di un’altra India possibile, diversa da quella disperata e caotica di alcune esperienze degli ultimi giorni,

quella che vorrei sperare che si stia lentamente costruendo oggi, senza cancellare il meglio di quell’altra India umana e sorridente.

ma sarà davvero così?

e come saperlo senza tornarci per un’ultima volta?

. . .

(avrei dedicato volentieri questo video all’amica Anita, appassionata di tessitura: il suo telaio è ancora qui a casa mia, e io non ho avuto cuore né possibilità di portarglielo quando l’ho vista l’ultima volta a Roma e siamo andati assieme alla sua casa di Sorrento, sapendo che non avrebbe più potuto usarlo).

breve ritratto vintage di Kumbakonam, Tamil Nadu, India, e videodiario 17 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 491

ed ecco il solito video riepilogativo che propongo alla fine di una giornata e/o della visita ad una città.

qui, tra l’altro, i due montaggi video del 17 agosto 2005 coincidono, perché, escludendo i brevi appunti visivi iniziali sul viaggio in autobus da Chidambaram, tutte le riprese di quel giorno furono strettamente dedicate alla vita e ai monumenti di Kumbakonam, e il giorno successivo non ci furono altre riprese della città

chissà se il montaggio globale è poi riuscito a restituire un senso d’insieme alle riprese frammentarie e disordinate, tra rive del fiume sacro, tempio di Shiwa, con le sculture erotiche del suo gopuram e visioni misteriose dei riti notturni al suo interno, compreso l’elefante sacro.

però, nonostante qualche breve ripresa dedicata alle sue strade e a una bottega di artigiani che lavorano credo il bronzo, direi che qui manca il respiro complessivo della città, della quale non ero riuscito a cogliere una precisa identità.

l’elefante sacro nel tempio di Shiva a Kumbakonam. 17 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 490

il secondo e ultimo video della visita notturna al tempio di Shiva a Kumbakonam il 17 agosto 2005, riguarda l’elefante sacro che se ne sta annidato in un angolo particolarmente oscuro dell’edificio, dal quale credo esca soltanto per qualche processione sacra.

ma un destino simile riguarda il suo custode ed è ancora più desolante, perché un poco più consapevole.

non è la prima volta, ormai, che incontro questa sorprendente tradizione induista, e non sarà neppure l’ultima, neppure in questo viaggio soltanto, ma stupisce sempre, come se noi trovassimo ,andando in chiesa, vivo e presente qualche grosso animale appena addomesticato un poco.

ed eccoli: portano sul muso simboli dipinti simili a quelli che molti uomini osservanti portano sul viso: son anche loro figli di dio.

in questo modo l’animale entra a fare parte a pieno titolo del mondo umano e il rispetto sacrale per l’elefante, come animale sede di forza e di saggezza, va guardato con indulgenza, perché accomuna un poco misteriosamente due religioni così diverse fra loro come l’induismo ed il buddismo.

entrambe, pur così diverse, e per qualche verso persino antitetiche, si ritrovano nel considerare l’elefante un essere carico di un prestigio religioso molto forte.

riti induisti nel tempio di Shiva a Kumbakonam. 17 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 489

è notte, le riprese di quel 17 agosto 2005 a Kumbakonam sono molto buie, ma lo sarebbero quasi altrettanto, anche se fosse giorno, perché una delle caratteristiche dei templi induisti è l’oscurità.

io mi aggiro in un tempio dedicato a Shiva, e dev’essere il kovil (tempio) Adi Kumbeswarar, nel quale sono già stato di giorno:


questa visita notturna ha però qualcosa di speciale: non è affatto comune riuscire ad entrare nella parte interna di un tempio hindu, anche se in questo viaggio mi è già capitato di poter visitare i cortili (a volte sono interdetti anche quelli), e in particolare anche di questo tempio.

ma mi riferisco proprio alla parte dove si svolgono i riti; in realtà a Kanchipuram, due giorni prima, ero comunque stato ammesso a riprendere alcuni momenti ed anche un sacerdote o guru che pareva concentrato in una specie di concentrazione comunque recitata.

ma questa volta mi aggiro preso da una specie di sgomento, che limita le mie riprese o le rende addirittura quasi clandestine: per esempio, in una sequenza nella quale tengo la videocamera accesa, ma nascondo che la sto usando, e mi serve soprattutto per registrare i canti e le giaculatorie ossessive.

cammino come rattrappito da una specie di sgomento religioso, che indubbiamente l’oscurità accentua.

e mi vengono in mente ora certe descrizioni forse di Kipling o salgariane, e dunque lette nella mia infanzia, che guardavano a questa specie di terrore che il tempio indù incute con i suoi rumori ossessivi, e cercavano di rimuoverlo descrivendolo col disprezzo e il senso di superiorità con cui la civiltà guarda alla barbarie.

ma era soltanto un modo per cercare di liberarsi dall’inquietudine che questo ambiente suscita e forse anche del senso di colpa dei dominatori, che dovevano giustificare l’oppressione esercitata su queste culture, e le mie riprese non rientrano certo in questo cliché culturale da colonialisti.

ma ecco il video, finalmente.

da guardare in silenzio e col rispetto condiviso per il terrore che può incutere la divinità della distruzione.

che se poi qualcuno riuscirà a riconoscere nelle oscurissime riprese finali i pipistrelli appesi ai soffitti, forse un brivido in più potrà attraversargli la schiena.