i muratori maschi di Vijayawada. 2 giugno 2006 – 820

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[…] di nuovo muratori. […]

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l’accenno velocissimo della cronaca (posticipata di due giorni) di questo fine 2 giugno 2006 a Vijayawada merita qualche considerazione in più.

prima riflessione: le riprese mie di lavori edilizi sono relativamente frequenti, fin dal mio primo viaggio in India dell’agosto 2004, anzi le ritroviamo addirittura tra le prime immagini dell’India dell’indimenticabile Mamallapuram:

ero allora incuriosito da un fatto per noi quasi inconcepibile, e cioè che lì il lavoro di manovale venisse svolto da donne (sempre con un’aria vagamente principesca, visto che lavoravano avvolte nei loro sari coloratissimi).

e poi guardavo alle impalcature di bambù dalla stabilità altamente improbabile, che mi faceva dubitare che gli incidenti sul lavoro fossero molto alti in India nell’edilizia.

d’altra parte mi sfuggiva allora che la frequenza con cui incontravo questi cantieri molto approssimativi e artigianali era comunque il segno di una vigorosa attività di costruzione nel paese, che stava sicuramente cambiandone il volto.

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comunque nessuno dei due aspetti ricordati sopra compare però in queste riprese di muratori a Vijayawada:

qui sono soltanto dei maschi che lavorano, impegnati nella costruzione di un edificio in cemento armato, a quanto capisco, secondo tecniche non troppo diverse dalle nostre, pur se sempre artigianali.

ma questo non toglie i motivi di curiosità e di interesse: questi muratori sono straordinariamente cordiali, sorridenti ed aperti; sembra che il lavoro pesante che stanno svolgendo non tolga loro l’allegria.

io mi immagino che cosa succederebbe ad un indiano che passasse davanti ad una cantiere della nostra operosa Lombardia e filmasse i muratori che ci lavorano, incuriosito da qualche tecnica particolare che usano, che non ha mai visto al suo paese; mi immagino i gesti di stizza e le grida di piantarla che verrebbero dall’altra parte, o almeno le prese in giro ostili.

qui, al contrario, i muratori sono felici di farsi riprendere, qualcuno mima perfino scherzoso un gesto di affetto.

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è proprio in questo che consiste o consisteva vent’anni fa il fascino irripetibile dell’India, e spero che resista alla modernizzazione in corso.

chi gira l’India soltanto per vedere i suoi monumenti, sicuramente grandiosi e stupefacenti, secondo me si perde il meglio.

con questo voglio giustificare ancora una volta che molto del mio tempo dei mei viaggi indiani io lo perda – almeno secondo la visione turistica dominante – mescolandomi alla gente più semplice, a godermi le loro reazioni autentiche e per nulla mercificate in qualche spettacolo di folklore ad uso dei paganti delle agenzie di viaggio.

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