muratori al lavoro nel tempio di Kanaka Durga a Vijayawada. 3 giugno 2006 – 841

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l’India non ha certo il culto della conservazione artistica, che in Italia è un poco feticistico, dato che da noi l’arte è quasi sacralizzata; anzi, un culto simile non l’ho trovato in nessun altro paese del mondo, salvo forse che in Giappone (altro paese dall’età media molto alta; ma lì è normale comunque che i templi in legno vengano periodicamente rinnovati sul progetto originario, dato il naturale deperimento del legno di cui sono fatti).

in ogni caso in India si interviene liberamente sugli edifici antichi, come del resto si fa anche in Egitto, per citare un altro esempio, e perfino su Sfinge e piramidi.

quindi nessuno si meravigli se nel tempio di Kanaka Durga a Vijayawada quel 3 giugno 2006 alcuni allegri muratori e, non so proprio come chiamarle, muratrici, erano all’opera, per costruire un muro e chiudere un’antica loggetta decorata, e poi non so che altro.

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la loro festosità non nasconde la fatica evidente, soprattutto nei movimenti di alcune di loro, ma questo non impedisce a uomini e donne di sorridere con gioia alla videocamera che li riprende, di salutare e mostrare in tutti i modi la felicità di stare al mondo, in una realtà dove probabilmente avere un duro lavoro è già una bella fortuna, che distacca dalla massa.

lo fa perfino qualche ragazza, che contravviene all’obbligo culturale del riserbo femminile, e magari sorride di sottecchi dopo avere fatto finta di nascondere il viso dietro un cesto sollevato con le mani:

cosa che autorizza le mie riprese delle bellezze dell’altra metà del cielo, finalmente e una volta tanto.

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insomma, ecco un modo molto piacevole e festoso per me di salutare, prima di lasciarlo, questo tempio di Kanaka Durga, a Vijayawada, la dea della prosperità e della fortuna.

mi ha offerto non straordinarie bellezze architettoniche, a differenza di altri, ma una bella galleria di incontri con tipi umani molto vari, con visi giovani e gradevoli, e con diversi aspetti della vita in Andra Pradesh.

e forse la vera fortuna regalatami dalla dea è stata proprio questa.

4 risposte a "muratori al lavoro nel tempio di Kanaka Durga a Vijayawada. 3 giugno 2006 – 841"

  1. Ho visto più volte e il video , sai trovare giovani ragazzi e ragazze che lavorano da muratori senza perdere il loro sorriso anzi alleggerenfo la fatica collaborando insieme con un buon umore è straordinario . La tua presentazione non ha bisogno di commenti mi piace molto così .Sono interessata a comprendere meglio il modo italiano di rendere i luoghi di culto sacri luoghi di venerazione e adorazione , io lo ritengo eccessivo come te

    Ciò accade perché si segue lo scivolamento della religione monoteista caratterizzata dal fanatismo, fanatismo che esiste anche nella religione mussulmana, altrettanto monoteista .

    A me pare ,parlando dell’Italia che si tratti esteriorità ,e non di pratica di vita . Che l’ Italia sia uno dei paesi più ricchi di arte al mondo è un dato di fatto, ma tu fai riferimento proprio ai luoghi di culto , cioè alle chiese , credo soprattutto quelle ritenute monumenti da conservare integre come in passato . Se ho compreso bene , è vero.

    Proseguo con la mia divagazione ,di fatto è vero che il Vaticano ha potere economico e politico nel nostro Paese (e non solo )che non è laico ma obsoleto nella mentalità. Largo al passato e non al presente, né al futuro !

    “Dio Patria Famiglia “è uno slogan noto e vecchio ma è ritornato in voga ,anzi non è finito mai , seppur di fatto corrisponde solo in parte alla realtà . Altroché etica ,io definirei questa forma mentis ,falsità, bigottismo ,idiotismo ,individualismo e ignoranza , dispendio di denaro di tutti, molto più che fastidiosi .

    Rispetto chi ha bisogno di fede come necessità personale, ma tutto ciò di cui ho accennato sopra ,esula da tale sentimento. Mi è scivolata velocemente e non proprio adeguatamente “la tastiera” è tempo che mi fermi prima di scivolare su tanti problemi gravi…

    Dimmi tu che sai di più e meglio di me, grazie 😊

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  2. ti devo correggere: non sono io che so trovare questa belle gente: sono loro che trovano me! 🙂

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    su tutto il resto, apri un discorso immenso, che stavolta non vorrei raccogliere, ma parte da un equivoco.

    probabilmente mi sono spiegato male: quando dicevo che in Italia l’arte è quasi sacralizzata, non intendevo dire che predomina l’arte sacra, cosa che oltretutto non sarebbe più vera, almeno da un secolo a questa parte, che ha visto il tramonto della centralità dell’arte sacra.

    volevo dire che in Italia l’arte è diventata quasi un oggetto di culto laico, che del resto va di pari passo col culto della bellezza fisica e del denaro, col quale quasi si confonde.

    avrei forse dovuto dire divinizzata e non avrei creato l’equivoco.

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  3. A me pare che tu vai incontro alla gente indiana proprio perché loro vivono la loro quotidianità accettandola e affrontano miseria e fatica nel modo migliore, la loro cultura è opposta alla nostra, hanno una dimensione di sé stessi priva di egocentrismo e di individualismo, vivono in pace gli uni con gli altri, niente superbia né prevaricazioni. Semplicemente vivono e muoiono, a loro basta davvero pochissimo…Tu ti avvicini tranquillamente, a loro piace anche la tua telecamera e rispondono presentandosi così come sono.

    Aspetto che ne parli meglio tu.

    Riguardo all’arte, immaginavo di non aver compreso, va più di moda l’arte moderna, all’insegna dell’estetica dell’aspetto fisico e del profitto, forse è lo stile di vita che molti vorrebbero seguire.

    Buona notte.

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    1. notte ampiamente insonne, purtroppo, anche se poi mi dedico alle cose che mi piacciono e va bene così, poi mi riaddormento all’alba, e questa volta peccato, perché avevo in programma una gita a Ferrara alla mostra di Escher con Rocco e Marta, che ci andavano assieme, ma non ero in grado di alzarmi alle sette per andare a Brescia e unirmi a loro.

      su quel che dici in merito allo stile di vita indiano, non saprei dire meglio di te, posso soltanto avvisare di non idealizzarlo; è diverso dal nostro e sicuramente meno avido, ma comunque duro e con i suoi lati oscuri. ho già parlato altre volte delle incredibili esplosioni di violenza improvvisa inaudita che avvengono qui. potrei parlarti dei missionari cristiani bruciati vivi coi figlioletti nell’Orissa (dove sono stato in un altro viaggio9: uno stato molto arcaico che conserva ancora tribù interne che vivono come nell’età della pietra. in un romanzo che ho letto di recente, molto bello, di una scrittrice indiana nata in Canada e basato su memorie di famiglia, si racconta di un ragazzo di 19 anni che viene ucciso a bastonate perché sorpreso a fare l’amore con una vedova.
      per fortuna, viaggiando ho trovato di rado momenti estremi simili di questo mondo, e quasi mai li ho documentati; però il lato oscuro dell’India esiste, anche se per noi resta spesso incomprensibile, e vive accanto al mondo luminoso e quasi gandhiano ancora, ma in via di dissoluzione, della mitezza, della accettazione e della fraternità diffusa, ma pur sempre dentro un mondo di regole molto rigide.

      sull’arte in Italia, io intendo riferirmi al culto feticistico dell’arte e del passato, che noi abbiamo e le altre culture no (salvo forse quella giapponese, come dicevo, a quanto mi risulta; ma in Giappone il culto quasi superstizioso del passato e di tipo italico si combina con un culto altrettanto spinto dell’ultra-modernità e l’aspetto più caratteristico di questo paese è come convivono fianco a fianco questi due aspetti che noi sentiamo come contrapposti e non sappiamo affatto conciliare).

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