ritorno a Vijayawada, verso il tempio: la gente dolorosa. 3 giugno 2006 – 835

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[…] il pullman mi ha riportato subito alla citta`.

in stazione dovevo essere alle 17 per verificare la mia prenotazione [per il treno per Hampi].

avevo ancora un paio d’ore per salire al tempio induista principale della citta`. […]

https://corpus0blog.wordpress.com/2016/06/14/479-06-su-vijayawada-vii-11-4-giugno-14-giugno-2006-bortolindie-33/

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dal momento del nuovo sbarco dall’autobus da Kondapalli in città, riprendono le riprese di Vijayawada, con le prime scene di altra vita urbana, in prossimità del suo tempio principale, in cima ad una piccola altura:

è il barbiere di strada, che rade un cliente ai bordi del solito traffico automobilistico stridente e rumoroso delle città indiane,

sono le prime immagini sacre ammucchiate attorno al grosso tronco di un albero bizzarro, per questo considerato sacro e dipinto di rosso,

sono le donne muratrici, che incontro ancora una volta in India, e sono visibilmente sfinite verso la fine della giornata (e la forzatura stessa che devo fare sulla lingua italiana, per dire qualcosa che per noi è quasi inconcepibile, stride come un gesso sulla lavagna e dice da sola la loro stanchezza),

sono i pellegrini, che salgono verso la collina su cui il tempio è abbarbicato, oppure che dormono semplicemente buttati giù lungo il camminamento metallico sospeso che vi conduce,

è una vecchia, che si procura l’elemosina soffiando qualche nota in una piccolissima specie di armonica a bocca.

e altro ancora, ora montato nel video, che pure è breve, tutto sommato.

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devo però avvisare le anime sensibili, che vorrebbero guardarlo (ma farei meglio ad usare il singolare…), che la mia videocamera non si è astenuta questa volta dal riprendere uno spettacolo davvero doloroso e perfino ripugnante:

un uomo che dorme, con un viso totalmente devastato da una malattia che glielo mangia e riempie di croste, su cui pasteggiano le mosche.

mostruosa è già soltanto la descrizione, ma ?come mai mi sono permesso di farlo questa volta?

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vorrei spiegare che, molte altre volte che ho incrociato spettacoli simili, mi sono astenuto dal gesto del cameraman, perché i soggetti erano consapevoli, e certamente venire ripresi sarebbe stata una ferita al loro io e una umiliazione, che avrebbe sottolineato la loro condizione di sofferenza.

ma qui l’uomo dormiva, non saprà mai di essere stato mostrato ad altri, come sto facendo qui; quindi non c’è nessuna violenza psicologica su di lui, ma soltanto sugli spettatori, semmai.

che, quindi, proprio per questo vengono avvisati.

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probabilmente non tutti accetteranno questa spiegazione e qualcuno mi considererà un mostro senza cuore, che passa di fianco alla sofferenza, accontentandosi di documentarla, ma senza intervenire per aiutarla.

ma ?qualcuno saprebbe dirmi davvero che cosa potevo fare per quell’uomo?, in questo caso.

alla fine denunciare che possono esistere casi come questo ?non è forse l’unica cosa che può fare di positivo? il viaggiatore di passaggio.

ma, mi verrà obiettato: anche così, questo video ?cambia forse qualcosa? per le sofferenze di quella gente variamente sventurata, che qui ha riempito delle sue sofferenze.

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cambia che il viaggiatore è passato in mezzo a loro, senza poter cambiare la loro situazione, ma almeno dicendola: io non ho voluto tenerla nascosta, e nel gesto della ripresa dolorosa ho almeno condiviso la loro sofferenza per un momento, per farne partecipe anche l’altrui pietà.

però vorrei dire a chi si indigna, semmai: è proprio questa pietà alla quale ti costringo che rifiuti, indignandoti, perché ti ho mostrato uno dei punti dolorosi ai quali può giungere la sofferenza umana.

8 risposte a "ritorno a Vijayawada, verso il tempio: la gente dolorosa. 3 giugno 2006 – 835"

  1. Ho visto tutto il video, condivido le tue riprese mentre attraversavi la città dove mostri scene diverse di vita quotidiana.
    Tanta povertà è la condizione che tanti indiani vivono, nell’abbandono in ogni spazio praticabile, tra stanchezza e sofferenza. E tutto va avanti normalmente in mezzo al traffico e al frastuono.
    Provo pietà e dolore per loro, penso che la mia vita è stata talmente diversa da farmi chiedere quale è la vita reale. – Entrambe – mi rispondo sgomenta.
    Grazie.

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    1. ancora una volta il tuo commento dice esplicitamente proprio quello che io mi aspetto che pensi chi guarderà il mio video, e che nn dico esplicitamente neppure nei commenti.

      so bene che la maggior parte della gente, oggi, non desidera affatto pensare cose come queste, che io vorrei invece che pensasse; quindi avere incontrato qualcuna che è partecipe e condivide è veramente una grande risorsa per me.

      sono io che ringrazio te, quindi. 🙂

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  2. La mia reazione è naturale, né potevo fare a meno di riflettere.
    Tu sei andato più volte in India, non hai scelto viaggi semplici né comodi. A me hai dato modo di avere un’idea dell’India. L’unica occasione che avevo avuto era venuta meno insieme ad una cara amica, poi ho incontrato te 😉.

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    1. la tua reazione è naturale, per come sei fatta tu, cioè per una persona sensibile ed interessata al tema; non ce ne sono molte, nell’Italia di questo momento, e in quest’altro senso potrebbe sembrare poco naturale o poco normale, se volessi usare anche io le parole in modo improprio come fa qualcun altro. diciamo soltanto che è poco comune, rivendicando il valore positivo di non essere conformi.

      Un’idea dell’India è proprio il titolo che diede Moravia al resoconto del suo viaggio in India; ?lo sapevi? forse no. fu quello che fece con Pasolini e con Elsa Morante nel 1961. anche Pasolini scrisse il suo resoconto, la Morante no. io però non vorrei dare un’idea dell’India, e neppure parlare delL’odore dell’India, come fece Pasolini, io trovo con espressione poco felice e forse con inconsapevole razzismo buonista: io parlerei delle emozioni dell’India.

      proprio ieri sono stato consultato da una recente conoscenza fatta qui: una giovane donna, che si sta preparando ad un viaggio in India, per la prima volta, senza limiti pre-definiti di tempo, e per quel poco che ho capito di lei, in una conoscenza molto breve, potrebbe anche non tornare indietro; cerca soprattutto corsi di ayurveda, e questo mi pare un segnale pericoloso; l’ho messa in guardia dai rischi emotivi che comporta viaggiare in India senza precauzioni o filtri…

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      (ho dovuto rifare il video aggiungendo una scena di donne al lavoro come muratori, che avevo tralasciato, ed integrato brevemente anche il post).

      buon risveglio e buona giornata, naturalmente.

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  3. Non conoscevo il titolo del libro di Pasolini, né il libro.
    Tu oltre a permettermi di sentire tanta emozioni, mi hai dato modo di conoscere l’India, come meglio potevi farlo. Sono convinta che ci sei riuscito, i tuoi video e le tue presentazioni non sono un libro, ma “film” che documentano la loro vita dal vivo.
    Sono loro i protagonisti spontanei, insieme alle loro capanne terre e difficoltà.
    Sento di aver vissuto in parte anch’io i tuoi viaggi.
    In questo caso non sono stata chiara né precisa.
    Ritengo del resto che spostarsi in un Paese immenso come l’India e vivere le tue esperienze sia diverso che seguirle, per questo motivo ho scritto minimizzando la mia percezione. Ho partecipato emotivamente con tale intensità da pensare di esserci anche io, magari dietro di te. Sono convinta che hai mostrato e riferito ciò che hai incontrato unito alla tua conoscenza. È una dote importante saper comunicare con tanta onestà e con tanta sensibilità il loro mondo ed io sento di averla interiorizzata.
    Spero di essermi spiegata un po’ meglio.
    Buon giorno amico mio.

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    1. non ti eri spiegata affatto male e il mio commento non voleva essere una critica, ho solo colto degli spunti per aggiungere qualche riflessione.
      quello che dici qui mi lusinga molto, naturalmente.
      quello che sto costruendo è un itinerario immenso, che a volte sembra senza fine; questo secondo modo mio di viaggiare in India dura oramai da anni, addirittura e tu mi stai seguendo da anni: sono due fatti straordinari, cioè fuori del comune, entrambi, e a me fa un enorme piacere essere accompagnato almeno nel viaggio virtuale, visto che nei miei viaggi reali giro invece da solo.

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      1. Avevo risposto anche piuttosto a lungo… Il commento non è partito.

        Il tuo viaggio in India, che sembra non finire mai, vorrei che andasse avanti tanto, da pensare anch’io che non finisse mai.

        E il viaggiare intenso, profondo e ricco, che possiamo fare, è fuori dal comune? Credo di sì, a me piace. Un lungo viaggio virtuale che a me sembra reale. In questo periodo lo apprezzo ancora di più.

        La comunicazione è cultura.

        Ho sintetizzato molto, lo so, ora mi fermo qui…

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        1. peccato per la perdita del commento lungo, so bene come ci si resta male, quando succede, e come sia quasi impossibile ripetere quello che è andato perduto. tuttavia, per fortuna, qui sembra che si sia salvato l’essenziale.
          anche a me sembra che questo viaggio non termini mai, poi penso che siamo verso la fine del settimo giorno di 15, cioè quasi soltanto alla sua metà, e siamo al terzo viaggio nelle Indie su sette, di cui uno durato 35 giorni, quindi ben lontani ancora dalla metà delle mie esperienze indiane.
          rivivendole come sto facendo, queste esperienze mi sembrano particolarmente ricche, mi pare quasi che ogni giornata duri una settimana; vi sarà forse qualche ripetizione occasionale di situazioni, ma non conosco nessuna altra realtà dove le esperienze si avvicendino in modo così vario e così ricco, e questa resta per la causa principale del fascino particolare del mondo indiano.
          la spezzettatura dei fatti che si susseguono nelle giornate in pezzetti minimi, che alla fine si ricompongono, contribuisce a viverli in modo più intenso, mi pare, o almeno così è per me, e mi costringe anche ad approfondire, arricchire, informarmi, conoscere meglio, così che il vero viaggio nella conoscenza risulta poi questo, e l’altro – gli altri – gli hanno fornito solamente uno spunto iniziale.
          sicuramente quello che sto facendo è fuori del comune, e realisticamente penso se riuscirò mai a terminare l’opera, ma poi ho capito anche che l’obiettivo non può essere questo: che il non finito inevitabile sarà un aspetto essenziale di questo percorso.
          verrà spiegato bene domani, nel brano di mail che riporterò a commento del nuovo video, in preparazione, ma non voglio dirlo qui, quale sta diventando il senso più profondo di questo viaggio virtuale parallelo…

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