proprio lavorando a questo video mi sono reso conto del valore politico implicito di questi montaggi sul mio viaggio in India di 18 anni fa.
qualcuno dirà che straparlo e, se guardo alla loro circolazione quasi del tutto insignificante, sembrerà che sia vero.
ma io mi riferisco al loro valore soggettivo.
se finora li ho guardati come una innocua mania da compatire un poco, o come un hobby che mi permette di isolarmi dal mondo, oggi vedo il loro significato di protesta contro lo squallore del presente, e anche del presente di allora.
è come un promemoria lanciato sui veri volti del mondo, che sono del tutto nascosti a noi che viviamo nel lusso, peraltro ovattato, delle nostre esistenze precarie.
. . .
mi accorgo peraltro che, quanto più il mio sguardo si inoltra nella povertà dell’India, tanto più vengono meno anche i pochi spettatori di paesaggi meno sofferenti. questo mi fa ricordare dell’entusiasmo col quale parlai dell’India, in quei mesi, per mail, a Tony, un giovane conosciuto sul traghetto da Cesme, Turchia,, di ritorno dal mio viaggio in Siria del 2003, con una tale insistenza e forza di persuasione, che alla fine partì, e ne tornò deluso, se non forse stomacato.
perché dell’India c’è chi si innamora, senza riserve, e chi non la sopporta, o forse non sopporta la vista della sua povertà.
eppure l’India è anche felicemente vitale, o almeno lo era, questa patria universale della miseria, allora, vista prima che la stravolga il suo decollo economico di cui si dice che è in corso.
e la prova definitiva della sua felicità sta nella musica che la attraversa dappertutto, come si sente bene anche da questo video, in cui ho lasciato i rumori originali.
Una risposta a "gente di Tiruvannamalai, Tamil Nadu, India. 13 agosto 2005 – quando si poteva viaggiare – 419"