gente nel tempio di Kanaka Durga a Vijayawada. 3 giugno 2006 – 838

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il percorso visto nei video precedenti qui si conclude con l’arrivo al tempio, che non ha un particolare rilievo architettonico, mi pare, o quantomeno non sono riuscito a coglierlo nella mia visita, a parte la cupola ricoperta d’oro, da questo punto di osservazione.

e tuttavia si nota bene che siamo di fronte ad uno stile nuovo, tipico di questo stato dell’Andra Pradesh, diverso da quelli precedenti visti nel Tamil Nadu, nel Maharashtra e nel Telangana: allo stesso lineare, ma non povero di decorazioni, che tuttavia restano subordinate al preciso ordine compositivo dell’insieme, senza alterarlo.

soltanto il gopuram, visto nella salita, rimandava al tipico stile del Tamil Nadu, ma non risultava visibile dall’interno del tempio.

del resto non mi è del tutto chiaro se faceva parte del complesso come ingresso monumentale, come sembrerebbe probabile, anche se io non sono passato di lì, oppure se appartiene ad un tempio separato e distinto.

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il tempio sembra abbastanza recente; addirittura, al tempo della mia visita, vi si stavano svolgendo lavori di ammodernamento, come risulterà da un primmo video.

è dedicato a Kanaka Durga, la dea protettrice della città di Vijayawada; questo, almeno, è il suo nome popolare, perché quello ufficiale è Sri Durga Malleswara Swamyvarla Devasthanam.

da wikipedia ricavo qualche notizia in più che la guida della Lonely Planet non dava, e cioè che celebra il trionfo della dea sul re demone Mahishasura.

Il saggio Indrakila praticava una severa penitenza e quando la dea apparve il saggio la supplicò di risiedere sulla sua testa e di vegliare sui demoni malvagi. Durga fece di Indrakila la sua dimora permanente e successivamente uccise anche il re demone Mahishasura, liberando il popolo di Vijayawada dal male.

la scena della vittoria sul demone, che è il momento cruciale del mito, appare nel gruppo scultoreo che ho sia fotografato che ripreso e appare nel video due volte, in entrambe le forme di riproduzione; insistenza che mi pare giustificata, anche se non credo che allora avessi colto questa correlazione, e mi ero soffermato sulla scultura solamente per il suo aspetto estetico.

nel tempio vi è una immagine della dea, alta 1,2 metri, decorata con ornamenti scintillanti e fiori luminosi, raffigurata nella sua forma a otto braccia, ciascuna con in mano un’arma potente, in una posizione eretta sopra il demone, mentre lo trafigge col suo tridente.

la Lonely Planet aggiunge che è considerata la personificazione della prosperità e della compassione e che le viene attribuito il prospero sviluppo di Vijavyawada.

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questa ultima affermazione risulta abbastanza sorprendente per chi ha visto, come me, e documentato qui, la diffusa sofferenza di questo luogo, ma non vale del tutto, a quanto pare, per i visitatori del tempio, alcuni dei quali con la testa completa ente rasata, per voto, anche qualche bambino.

vengono effettivamente qui per ringraziare la dea di stare meglio delle media: almeno a me sembra che appartengano ad uno strato sociale un po’ più benestante.

questo senza nulla togliere alla consueta vitalità che attraversa i luoghi di culto indiani, ma in questo caso la situazione sembra aliena da quelle manifestazioni estreme di miseria e degradazione che in altri viaggi si raccoglievano all’interno dei templi.

poiché questo è il tempio dove si va a ringraziare del benessere, sembra che i disperati tendano piuttosto a starsene fuori.

però gli indiani restano sempre abbastanza simpatici, anche quando non stanno proprio male…

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ancora una volta ho dovuto rifare il video, già pubblicato su Youtube una prima volta, questa:

ho infatti ho ritrovato alcune riprese finali del nastro originario, che mi ero dimenticato di conservare tra il materiale base per l’elaborazione del video.

il risultato finale presenta anche qualche altra variante e solo alla fine mi soddisfa un poco.

4 risposte a "gente nel tempio di Kanaka Durga a Vijayawada. 3 giugno 2006 – 838"

  1. Infatti la situazione di benessere è davvero rara per me, che ho seguito moltissimi video che mostrano condizioni di miseria estrema e di grande sofferenza.
    Il capo degli uomini è rasato già da piccolissimi. Sorridono davanti alla telecamera e sono saliti in molti al tempio induista per ringraziare la dea di cui racconti la personificazione e la simbologia che rappresenta.
    Fanno parte di un mondo in cui la cultura è tanto diversa dalla nostra, questa gente più fortunata credo ne sia ben consapevole, seguendo il rito di loro appartenenza. Sono rimasta sorpresa, anch’io ho l’impressione che siano benestanti. Eppure ne colgo la stonatura perché la accosto alla realtà che vive gran parte degli indiani, compresi quelli che vivono a pochi passi da questo scenario.
    Il tempio mi colpisce per la sua cupola d’oro, anche il bimbo in braccio al babbo è bellissimo.
    Ho osservato esteticamente ma non abbastanza da coglierne la correlazione, né ho ascoltato i canti lenti e ripetuti per tutto il tempo della salita fino al tempio.
    Sono proprio il bimbo e suo padre che mi strappano un sorriso.

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    1. effettivamente i canti lenti e ripetuti della salita al tempio di cui parlavo nella mail non li ho ritrovati nelle riprese; penso che sia una perdita.

      tu parli di bimbo, in braccio al padre; pensa che strano: io davo per scontato che fosse una bimba…

      la rasatura completa della testa, a quanto ho capito, non è permanente, ma transitoria; è un voto del momento: probabilmente la si fa per la visita al tempio: si donano i capelli alla dea. dico, ma non lo so con certezza.

      di benestanti indiani ne avevamo visti alcuni a Hyderabad, ma era di tutt’altro tipo, già completamente globalizzati; questi mantengono un legame con la loro tradizione culturale specifica, attraverso la religione, e dunque risultano meno estraniati dalla loro storia.

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    1. maschile o femminile a questa età si differenziano poco, e del resto il bambino/la bambina, secondo Freud, sono dei perversi polimorfi, con una sessualità ancora non ben definita e ancora in formazione.

      (a proposito dei grotteschi dibattiti sulla teoria del gender)

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