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[…] Sesto motivo del mio benessere: la cittadina dove sono, un centro rurale, molto arcaico, e il miserando hotel da euro 1,5 a notte dove mi sono rifugiato, malamente consigliato, credevo, dalla Lonely Planet. Macche, esco dalla stanza e mi trovo due scimmie che fanno sesso nel corridoio! Fantastico. […]
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per fortuna degli spettatori non avevo la videocamera sottomano per captare questa scena, però le scimmie le ho riprese lo stesso, più tardi sulle scale dell’albergo e sulle tettoie di fronte.
e per fortuna dell’hotel, anche, non ne ho conservato il nome, e non lo farò, anche se, consultando la vecchia guida consunta dai troppi viaggi nell’India del Sud, potrei anche provare ad indovinare quale fosse, perché non vorrei fargli pubblicità negativa.
oltretutto, se era quello che penso, era il più scandalosamente economico, tra quelli indicati nel libro – caratteristica che del resto ho ben conservato, quella del farmi ospitare in stretta economia, sia per innato senso del risparmio, sia perché lo ritengo un modo più autentico di viaggiare, dato che consente di vivere e condividere le esperienze della gente del posto, piuttosto che quella dei turisti stranieri danarosi.
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anche i suoni del video sono quasi tutti quelli originali dell’hotel, che era quindi anche molto musicale, eheh.
ma sembra anche che, via via che il viaggio procede e mi spingo sempre più verso l’interno dello stato, il Tamil Nadu, io stia avvicinandomi sempre di più al cuore dell’India.
ci sono video miei dedicarti ai momenti più magici dei miei viaggi, ma poi, per principio e scelta, ce ne sono altri, dal taglio quasi documentario, e certamente meno interessanti per lo spettatore comune, che descrivono, almeno per accenni, la situazione concreta nella quale si svolge il viaggio.
che non è fatto soltanto di meraviglie e incanti, ma anche di fatica, sudore, caldo, sonno stremato che ti vince, come quello del viaggiatore che ho ripreso e lasciato nell’immagine di copertina, scelta da Youtube.
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a Fabia, Marta, Rocco, Sara 13 agosto
[…] Guardavo nel viaggio questa India rurale, ora a tratti piuttosto affascinante (al contrario di quanto scritto ieri) per l’emergere della vegetazione tropicale e per le rocce bizzarre che a tratti fanno assomigliare il paesaggio addirittura a quella celebre zona della cina di montagne a picco, solo che qui sono rocciose. […]
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e mi sfugge un sorriso a pensare che, nove anni dopo, quella zona della Cina l’avrei veramente vista, ma da un treno, in un viaggio durato quasi una giornata intera, e lo avrei anche documentato con quattro video.
in ogni caso, senza pretesa che qualcuno vada a guardarseli, mi basterebbe che qualcuno guardasse il video di oggi, di un viaggio ben più breve, perché durato tre ore per fare 70 km e qui condensato in due minuti.
questo video-ritratto di Vellore è definito breve in relazione agli altri finora mostrati di questo viaggio; dura infatti una ventina di minuti rispetto all’ora o quasi dei due precedenti ritratti di Mamallapuram e Kanchipuram.
sono state queste le prime due città visitate in questo mio primo viaggio in India, o meglio in Tamil Nadu, che allora identificava con l’India tout court, ma sbagliando: la realtà indiana è davvero molto più complessa.
ma la durata più breve si giustifica col fatto che le riprese riguardano quasi solo mezza giornata: la mattina del 13 agosto 2005, e il pomeriggio ci fu la partenza.
devo aggiungere che anche che parlare di ritratto della città è un poco abusivo, dato che questa compare abbastanza fugacemente soltanto nell’ultimo spezzone che ne riprende le strade al momento della partenza; e non è una vista affascinante come quella dell’enorme forte e del bellissimo tempio in esso contenuto.
ma scrivere nel titolo breve ritratto vintage del forte di Vellore sarebbe stato ancora più ingiusto, proprio per questo ultimo spezzone un poco fuori tema.
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detto tutto questo, al solito, rimando per eventiuale desiderio di approfondimenti ai post specifici dedicati già ai singoli filmati.
il video che conclude la visita di una città è soltanto la somma dei video precedenti dedicati a suoi aspetti particolari, e questa volta proprio questa è stata costruita proprio per semplice accostamento e senza nessuna variante.
per cui lo lascio al suo impopolare destino; se lo guardi chi vuole, la sera tardi, magari a letto, e tenendo a portata di mano una bella camomilla calda.
non si capisce bene perché io non mi sia fermato a Vellore a godermi le passeggiate rilassanti nel parco, magari anche lo spettacolo del circo indiano e quella nuova disinteressata amicizia che era nata mentre giravo per il suo forte.
o meglio, lo si capisce benissimo: è il demone stakanovista del viaggiatore, che vuole accumulare esperienza su esperienza, un poco nevroticamente, per rifuggire dal rischio di diventa turista, che se ne gode una sola e piuttosto casereccia.
comunque, mettete pure nel conto che nel primo pomeriggio un riposino inhotelci sia stato, ma in questo video mi vedete già al momento successivo, salito sull’autobus che risale ulteriormente verso l’interno del Tamil Nadu centrale, attraversando la città di Vellore, con i suoi 300mila abitanti.
e qui, tra i diversi ritmi della musica a pieno volume che costituisce il sottofondo obbligato di ogni viaggio in autobus attraverso l’India, il luogo depone di colpo, come è giusto, la sua raffinata immagine quasi inglese ed occidentalizzante che aveva avuto finora e ritorna ad essere India, nell’esagerato clamore, nei rumori, nel caos del traffico, nella pullulante irresistibile demografia un poco disperata.
così almeno era allora; e continuo a domandarmi come possa essere l’India adesso, dopo quasi un ventennio di boom economico.
scrivo semprevintagenei titoli dei miei video perché un poco sento che l’India di oggi dev’essere già cambiata parecchio.
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a Fabia, Marta, Rocco, Sara 13 agosto
[…] Nel pomeriggio sono partito, sono arrivato alla stazione degli autobus proprio mentre usciva quello che in tre ore e 70 km mi ha portato qui […]
E riflettevo, andando, che non non me la sento mica di dire che l”India e un paese Arretrato, e uno dei motivi inconsci del fascino di Vellore e che nel casino inimmaginabile del traffico che la attraversa si puo notare la quasi totale assenza di automobili: traffico di biciclette, motorini, autoriscio, riscio a pedali e pullman. La chiami arretratezza questa? A me sembra un modello di vita alternativo. insomma gli Indiani poi neppure subiscono il fascino della NOSTRA CIVILTA PIU DI TANTO, sono un popolo orgoglioso e fiero di se. Un popolo? Una federazione di popoli, realizzata 50 anni prima e meglio dell”Europa, a proposito, gli stati federati sono 25, come nella UE, LE LINGUE DECINE (la testaiera comincia a perdere colpi) e se i musulmani non avessero voluto la secessione con la sanguinosa guerra civile, questo sarebbe oggi lo stato piu popoloso del mondo. […]
Se qualcuno ha tempo riesce a procurarmi per la fine della prossima settimana quando passo a Brescia Viaggio verso la cuna del mondo di Gozzano? E il diario del suo viaggio in India.
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comunque l’India lo sta diventando, lo stato più popoloso del mondo, o forse lo è già diventato, comunque.
ma io continuo a pensare che India, Pakistan, Bangladesh, ma anche Sri Lanka, Nepal e Bhutan siano un mondo solo, il cuore del mondo del futuro, oltre che la cuna del mondo, come la definì Gozzano, e tutti assieme sono certamente il mondo più popolato del pianeta.
mentre passeggiamo nel parco di Vellore, il ragazzo che si è dato il compito di accompagnarmi ad un certo punto mi fa: guarda, un circo!
me lo dice soprattutto con le mani, perché in altro modo non riusciamo a comunicare.
ci avviciniamo. non sembra poi così esotico come si potrebbe immaginare, un circo indiano, o almeno non questo.
mi viene in mente adesso che, del resto, non ho mai visitato un circo nei miei viaggi in giro per il mondo, e dunque che confronti posso fare?
al massimo aveva qualcosa di clownesco e quindi di circense un cabaret di opposizione al regime militare visto nel Myanmar, otto anni dopo.
anche qui non mi sono potuto fermare per lo spettacolo, o meglio non ho voluto, non ci ho neppure pensato; del resto è ancora mattina, e l’idea di continuare a godermi il ritmo fin troppo rilassante di Vellore neppure mi attraversa la mente.
quindi il mio giudizio è fondato più che altro sulle riprese dei grandi cartelloni molto variopinti che lo circondano all’esterno e a me paiono poco indiani nel taglio grafico: qualche bella donna indiana ammicca dalle gigantografie, vero, qualche cosa di indiano appare ovviamente qua e là, ma l’impostazione generale è identica a quella dei circhi nostrani, e non invoglia a fermarsi per vedere se lo spettacolo ha qualcosa di particolare e caratteristico.
semmai danno l’idea di essere in India gli animali, elefanti e dromedari pigramente accovacciati all’ombre di una tenda senza nessuna altra protezione.
ma questo perché sono i nostri circhi a volerci dare l’impressione di essere passati in un’altra realtà.
i cartelloni annunciano anche la presenza di clown nello spettacolo della sera, che non vedrò.
ma il personaggio più comico è lì presente, e non fa parte del circo: è un poliziotto un poco strabico di mezza età, che sorveglia la zona dall’alto della sua divisa così autorevole e dei suoi baffi brizzolati, mentre però la testa gli dondola irresistibilmente nel movimento ondulatorio tipico di questi luoghi, il cui significato non ho ancora imparato.
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con quella dolce oscillazione, dice di sì, e basta questo a minarne lo spirito vagamente minaccioso che dovrebbe promanare dalla sua figura.
gli scappa un sì, assieme ad un mezzo sorriso quasi nascosto, per il piacere di essere ripreso, ma a che cosa sta dicendo sì?
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ma mi viene in mente adesso che la mia ripresa sarcastica, di cui lui non si rende conto, è qualcosa di politicamente molto scorretto; verrò additato al pubblico ludibrio e sbeffeggiato anche io per questa azione così poco rispettosa della persona e perfino irriverente verso lo stato indiano?
di cui si sta per celebrare la festa nazionale di lì a due giorni; ed io sono così blasfemo…
fiori, farfalle indolenti, prati perfettamente rasati e innaffiati con cura, gente che si rilassa all’ombra, un venticello leggero e fresco nell’aria che viene mantenuta limpida dalla brezza, quella specie di affetto provvisorio dell’improvvisato compagno della giornata, che si presta servizievole ai mie capricci di turista…
sì, perché mi rilasso, camminando in questo parco di Vellore, così occidentale e sospeso fra natura e storia, e divento turista per qualche ora, dimentico l’India e la sua storia, la sua cultura, passeggio soltanto, ricondotto alla mia natura di mero organismo che cerca la tranquillità e il benessere…
certo, questo rende meno esotiche, meno interessanti, più banali le riprese e le esperienze documentate da un video che diventa il comune ricordo di un momento di vacanza, che non andrebbe neppure esibito né condiviso, perché è difficile che abbia valore per altri che per me.
e forse, anzi, quasi non ne ha più neppure per me: posso io pensare di essere la stessa persona che si immergeva così volentieri nel paesaggio e nei fiori, dopo giornate di esperienze convulse e di emozioni forti nella prima scoperta di quell’altro pianeta che è l’India?
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eppure questo parco potrebbe facilmente ricordare quello Viharamahadevi, di Colombo, di 9 giorni prima, e le somiglianze sono certamente il frutto di una comune eredità inglese.
ne ricordo alcune riprese, allora:
quello era tuttavia quasi un vero e proprio orto botanico, pieno di piante esotiche, come si conviene all’enorme giardino che circonda il municipio di una capitale,
questo è proprio e soltanto un grande spazio verde, usato a fini ricreativi dalla popolazione del posto, attorno ad un grande e storico monumento, per esaltarne la bellezza.
continua l’effetto benefico del mio occasionale accompagnatore sulle riprese dell’interno del tempio di Jalakanteshwara di Vellore del 13 agosto 2005.
nel senso che la sua presenza mi ha impedito di concentrarmi sulle riprese in modo perfino un po’ maniacale, come faccio quando sono solo, e qui mi sono accontentato di seguire le sue rapide indicazioni (che peraltro non capivo, altro che per i gesti…).
così, si potrebbe dire che l’interno del tempio quasi non c’è in questo video, e me ne rimane l’idea che dentro risultasse meno spettacolare, interessante e significativo di quelli di Mamallapuram e di Kanghi.
sono invece documentati molto velocemente soprattutto alcuni aspetti minori della vita di questo edificio sacro e il ruolo da protagonista, quasi, lo esercita un vivo enorme e ronzante alveare costruito dalle api sotto un angolo del soffitto.
e purtroppo viene a mancare proprio il momento più significativo vissuto in questo tempio, che però è descritto nella mailscritta a casa quella sera:
a Fabia, Marta, Rocco, Sara 13 agosto
[…] Quinto: sono stato battezzato nell’induismo. Merito del ragazzo di sopra, che mi ha fatto ammettere nelle stanze segrete del tempio compreso lo stanzino dove per un’offerta di soli 0,04 euro puoi stare 5 minuti a concentrarti perche un tuo desiderio si realizzi, rinchiuso tra due veli e sotto il bassorilievo di due serpenti del sole e della luna. Il sacerdote mi ha tracciato la macchia rossa sulla fronte, benedetto e mandato con dio. […]
la mail spiega anche il senso della veloce ripresa della scena del velo… 1:12
un gioiello di pietra candida contro il cielo limpido, magico come una apparizione miracolosa, nitidissimo come una visione mistica senza misticismo e pensata soltanto razionalmente, un’idea di purezza e una promessa di insolita pulizia, che del resto appare tipica finora di tutta questa città, compresi i suoi abitanti, e la fa apparire così poco indiana.
è il tempio di Jalakanteshwara, visto per ora solo dall’esterno, nel recinto del forte di Vellore in cui è compreso, e ci entreremo nel prossimo video, introdotti dal santone che recita le sue giaculatorie, non troppo lontano dall’ingresso.
il tempio fu costruito verso il 1550, e dunque più o meno contemporaneamente al forte: grande periodo di stravolgimenti deve essere stato quello per questa cittadina che era venuta a trovarsi al centro di diverse guerre tra i regni locali.
cosa che provocò anche l’abbandono del tempio stesso, che è stato recuperato soltanto di recente.
è sempre dedicato a Shiva, sotto la cui protezione era stato posto, assieme al forte, ma senza troppo successo, pare.
si distingue soprattutto per il mandapam principale dell’ingresso, la torre nel caratteristico stile del Tamil Nadu, con le sue sculture bianchissime.
ma questa volta sono stato piuttosto parco nell’osservarle con la videocamera, merito del ragazzo che mi accompagnava ancora e che non desideravo fare aspettare troppo, ahaha.
al forte di Vellore il clima è sereno e rarefatto, quasi poco indiano, potevo pensare, anche se poi altri viaggi e altre esperienze (Golconda, Delhi) mi hanno mostrato che l’India è anche questo nitore e questa pulizia inconsueti, che emergono e contrastano come perle nel caos vitalistico che la caratterizza di solito.
e anche i personaggi che lo popolano, questo enorme forte, di passaggio oppure in cerca di ricreazione e riposo, hanno qualcosa che li adegua a questo ambiente.
maecco anche i soliti dialoghi smozzicati del mio inglese mutilato e parla molto di più la videocamera che la lingua.
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nella mail a casa della sera mi soffermo in particolare su un ragazzo, che ha largo spazio anche nelle riprese, forse perfino eccessivo:
a Fabia, Marta, Rocco, Sara 13 agosto
[…] Ben presto sono stato preso in custodia da un ragazzo 23enne molto simpatico col quale c’era da morire dal ridere ad ogni tentativo di comunicare. Perfino coi gesti qui si comunica poco. Solo a fine giornata ho capito il significato di un gesto piuttosto buffo, che a me sembrava indicare una comica insicureyya e una dichiarazione di non comprensione, ed e il guardarti negli occhi sorridendo dondolando dolcemente la testa come per dire non lo so e anche se lo so non te lo dico: questo gesto vuole dire si. Ma a questo si l’interlocutore si aspetta che tu risponda in modo adeguato, probabilmente dondolando la testa e sorridendo alla stessa maniera. L’ho capito solo stasera ordinando la minestra di cipolle: il cameriere dondolava la testa guardandomi come sorridendo sotto i baffi e io cercavo di chiedergli: Perche? Non va bene?
e fu così che morì il nostro dialogo, perché alle mie domande lui rispondeva dondolando la testa, per dire sì nel suo linguaggio dei gesti, ma io, che non conoscevo ancora i gesti dell’India, capivo che mi stesse dicendo gentilmente di no.
mi pare di ricordare che anche Pasolini nelL’odore dell’India dedica qualche nota a questa strana gestualità, ma io non ricordavo le sue annotazioni (come le ricordo poco anche ora).
e così eccomi bloccato nei miei dialoghi indiani puramente gestuali, anche se si dice nel mondo che eccelliamo particolarmente in questo tipo di linguaggio:
detto sentito in Siria, e un po’ macabro, lo ammetto:vuoi fare stare zitto un italiano? tagliagli le mani; il fatto è che da quelle parti l’uso persiste ancora, ma con i ladri.
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continua la mail:
[…] A proposito del ragazzo, diffidente ho continuato a chiedermi che cosa volesse e invece niente, mi ha accompagnato fino all’hotel perche non mi perdessi e mi ha lasciato con un sorriso. […]
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ma un ulteriore particolare curioso viene ricordato nella mail del giorno successivo:
a Marta, Rocco, Sara, Fabia 14, 2005 5:44 PM pensieri di una giornata felice
[…] il ragazzo di cui vi ho parlato ieri ha anche voluto pesarmi (72 chili!!!!) giusto per togliersi la soddisfazione, lui che era alto quasi come me, di dirmi che pesava 30 kili di meno: 43, e non e uno dei piu magri […]
siamo del resto in un mondo dove la grassezza è sinonimo di bellezza e glie eroi e gli dei delle sculture colorate dei templi sono panciuti.
prima di tutto ambientiamo le scene che verranno mostrate nel video di oggi e nei prossimi.
è il 13 agosto 2005, sabato, e io sono in viaggio ormai, da quasi due settimane, visto che sono partito domenica 1 agosto dalla mia casa di Stuttgart, ma sono soltanto al mio quinto giorno in India, o meglio nel Tamil Nadu, visto che ci sono arrivato soltanto il martedì 9.
come ho raccontato nel post precedente, appena arrivato a Vellore, ho impiegato alcune ore a riprendermi, perché il ritmo delle mie attività in quei giorni è stato decisamente convulso, come bene può rendersi conto chi ha visto anche soltanto alcuni video, che sembrano raccontare le visite di alcune settimane, non di alcuni giorni.
a casa, nella solita mail serale, scrivevo proprio questo:
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a Fabia, Marta, Rocco, Sara 13 agosto
[…] Prima di tutto, recuperato benessere: sveglia alle 7 senza piu senso di prostrazione. Probabilmente devo avere superato una qualche crisi fisica (ieri, non ve l”ho detto, nello scendere dal pullman sono perfino caduto, ma per fortuna non c’era stato spazio per arrivare fino per terra, perche eravamo praticamente appoggiati a un altro pullman contro il quale sono andato a sbattere).
I terribili pruriti sono cessati e del resto erano dovuti semplicemente a una super scottatura da sole dato che in questo momento mi sono riempito le braccia delle solite bolle acquose che preparano la desquamazione e altrove sono pieno di schifosissime croste da eritemi solari multipli sovrapposti.
Secondo, soffiava un venticello fresco uscendo alle 7 di mattina, la cittadina era alle prime pendici dei monti e si sentiva.
Terzo, ho trovato una farmacia dove mi capissero a gesti finalmente (qui l’inglese e una lingua sconosciuta, anche le targhe sono in tamil soltanto quasi sempre) e a forza di mimica sono riuscito a farmi dare l’equivalente dell’autan contro le zanzare (costo euro 0,30).
Quarto, la cittadina si e rivelata come dalle promesse di ieri vivace e cordiale. Il suo fulcro e un forte immenso, con lati di quasi un chilometro, alberati e circondati da un ampio canale con scene di vita locale. Una passeggiata molto piacevole.
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il fatto che la guida della Lonely Planet, che seguivo pedissequamente, anche nell’itinerario, racconti che a Vellore si conserva la tomba di un capitano inglese morto di eccessiva stanchezza non mi impedisce di dedicarmi ad una accurata esplorazione delle sue due attrattive, entrambe in ottimo stato di conservazione, dice la guida medesima.
ma il riposo che ho alle spalle e il miglioramento delle mie condizioni fisiche spiegano bene il clima disteso nel quale si svolge la mia passeggiata sui contrafforti e sulle mura della fortificazione.
questa risale al Cinquecento, ed ebbe varie vicissitudini durante le guerre nella zona, ma non vale la pena di ricordarle: che possano tutte le guerre sparire semplicemente nella nebbia della dismemoria e della riprovazione.
in barba al suo cupo passato bellico, che lo vide passare di mano in mano, fino a quelle degli inglesi, il forte appare oggi come un luogo di pace ed offre diverse vedute luminose, valorizzate dalla giornata limpida che esalta l’azzurro dei canali e del cielo.
è un’India sicuramente diversa quella che appare qui, quasi più rassicurante, tranquilla e meno esotica; almeno per il momento.