i due giorni liberi dal lavoro del 28 e 29 giugno li avevo dedicati ancora ad Addis Ababa, forse anche per godermi almeno da lontano la compagnia di una persona che mi interessava, mentre la maggior parte degli esterni che facevano parte della mia stessa commissione d’esame avevano preso un volo e si erano recati a Lalibela a visitare le straordinarie chiese rupestri monolitiche scavate nella roccia.
per inciso, questa incredibile tecnica costruttiva è identica a quella usata nell’antica India per scavare i templi, a conferma delle relazioni fra questi due mondi, misteriose, ma abbastanza strette.
io mi ero sentito quasi in colpa a sovrapporre un simile programma di turismo consumista alla povertà estrema che mi circondava ed avevo preferito restare a girare quei pochi e poveri filmati che vi ho presentato.
e la sera del 29, al rientro in hotel, ecco alcuni altri versi, un abbozzo, che cerca di mettere stranamente in forma poetica alcune considerazioni geo-politiche.
(questo, con l’altro testo della giornata, erano già stati pubblicati su questo blog qui: l’Etiopia come archeologia. Addis Ababa, 29 giugno 2005 – quando si poteva viaggiare. 124, dove si trova qualche foto di repertorio in più).
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l’Etiopia come archeologia.
si sta come sull’orlo di una frana e il battito d’ali della farfalla
che potrebbe scatenare il finimondo potrebbe partire da qui.
l’altopiano è assediato dall’integralismo islamico,
ma neppure lo sa perché, essendo tollerante
e chiuso in se stesso, non si accorge dell’attorno.
la Somalia è troppo inquieta e insanguinata
per attirare qualcuno, al momento, ma metà dei somali
vivono qui ed Harar è una città araba che ha passato lo stretto.
l’Eritrea islamica e laica, troppo italiana per restare qui,
ha consumato un divorzio durato trent’anni di guerriglia
e poi anni di guerra che hanno lasciato confini incerti.
gli Afar della Dancalia che castravano i viaggiatori
occupano poi con le loro greggi l’insopportabile Rift Valley.
il mosaico sta per diventare un puzzle e le tessere impazzite
non ritroveranno più il loro incastro se si rovescia il tavolo
che cerca di tenere fermo l’ambasciata della potenza imperiale
alla periferia di questa città disadorna, cintata
di filo spinato e blocchi di cemento, sorvegliata a vista.
le cose parlano da sole a chi sa ascoltarle, eppure non è detto
che non raccontino favole, anche se il viaggiatore immaginario
ascolta e riporta, convinto sempre che una musa detti.
29 luglio 2005
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un ulteriore appunto, molto strano, direi quasi delirante, riguardava invece il calendario etiope:
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l’Etiopia come archeologia dell’Europa:
- l’ora si calcola alla maniera latina, dall’alba, che è l’ora prima, al tramonto che è l’ora dodicesima, e dopo il tramonto ricomincia l’ora prima;
- il calendario è quello di Giulio Cesare, con 12 mesi di 30 giorni e un tredicesimo mese di 5 o 6 giorni. tuttavia la data della nascita di Cristo è stata calcolata in maniera diversa che da noi, sicché adesso siamo nel 1997 e dall’11 settembre saremo nel 1998.
non saprei dire invece a che cosa risalga il Capodanno fissato all’11 settembre. c’è la differenza di 13 giorni che è tipica della Chiesa ortodossa, dipende da questo? e forse settembre perché è la fine del periodo delle piogge? proviamo:
11 settembre – 10 ottobre = settembre;
10 ottobre – 8 novembre = ottobre;
9 novembre – 8 dicembre = novembre;
9 dicembre – 7 gennaio = dicembre, Natale cade il 6/7 gennaio, cioè l’ultimo giorno di dicembre;
8 gennaio – 6 febbraio = gennaio; Epifania il 19 gennaio, cioè 12 giorni dopo Natale, come da noi;
7 febbraio – 8 marzo (7 marzo negli anni bisestili) = febbraio;
9 marzo – 8 aprile = marzo
9 aprile – 8 maggio = aprile
9 maggio – 7 giugno = giugno
8 giugno – 7 luglio = giugno
8 luglio – 6 agosto = luglio
7 agosto – 5 settembre = agosto
6 –10 settembre = 5 giorni.
negli anni bisestili tutte queste date sono spostate indietro di un giorno rispetto a noi e il tredicesimo mese è di 6 giorni.
se i mesi, anziché di 30 giorni, fossero di 28-29, in modo da cominciare col novilunio e vi fossero due mesi ridotti mobili all’inizio e alla fine dell’anno si profilerebbe un compromesso tra calendario cristiano e calendario musulmano?
inoltre sarebbe opportuno raccordare astronomicamente l’inizio dell’anno, facendolo coincidere col perielio: 21-22 dicembre anno nuovo e nascita di Cristo. mese nuovo = fino al novilunio:
22 dicembre/18 gennaio – 18 gennaio/14 febbraio = gennaio
19 gennaio/15 febbraio – 15 febbraio/14 marzo = febbraio
16 febbraio/15 marzo – 16 marzo/12 aprile = marzo
Pasqua
16 marzo/11 aprile – 13 aprile/9 maggio = aprile
14 aprile/10 maggio = maggio
11 maggio = giugno
8 giugno = luglio
6 luglio = agosto
3 agosto = settembre
31 agosto = ottobre
27 settembre = novembre
25 ottobre = dicembre
22 novembre
8 mesi di 45-47 giorni ciascuno, ciascuno con un ciclo lunare completo di 28/29 giorni, una parte iniziale e una finale
4 stagioni di 90-92 giorni ciascuna inverno 10 novembre – 10 febbraio
due-tre cicli lunari completi 28/29 * 3 = 54/57
giorni residui e uno incompleto
1a luna – 2a luna – 3a luna – 4a luna
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tutto questo come assurda introduzione al diario visivo della giornata, dal risveglio annoiato, al ritorno sul monte Entoto, tra le povere donne che ne scendono di corsa per portare in città enormi carichi di legna, alla visita della chiesa di Kiddus Raguel, e poi, abbandonata la foresta di eucalipti, per scendere a vedere un mercatino e chiudere la giornata guardando da fuori il lusso provocatorio dell’Hilton Hotel.
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