Devonport, New Zealand – my roundtheworld 66 -129

il mio primo giorno in Nuova Zelanda e ad Auckland, quello necessario per ambientarsi e prendere contatto col nuovo ambiente, e` gia` passato.

e la mattina seguente, il 17 settembre, ecco la mia prima uscita.

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Devonport puo` essere considerata un semplice sobborgo di Auckland, dal cui centro dista soltanto circa un chilometro, direi; ma e` un chilometro di mare, e questo fa si` che una visita, anche se fatta con un traghetto che impiega dieci minuti (e costa 10 euro all’andata e 10 al ritorno), assuma l’aspetto di un piccolo viaggio o di una escursione.

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c’e` perfino una classe in gita scolastica all’andata, tutta formata da ragazzi e ragazze piuttosto grassi, chi piu` e chi meno, e di colorito abbastanza scuro; quindi potrebbero essere maori.

qualcuno mi saluta con entusiasmo, chissa` perche`; ma sono in gita scolastica e posso capirli.

mi spiace soltanto di non avere dedicato piu` attenzione, nelle riprese, a quei ragazzi della gita scolastica, un poco sguaiati e caciaroni, che rimangono nel video come presi di striscio e quasi controvoglia.

peccato.

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ma poi, quando finisco un mio giro per la strada principale per vedere se c’e` un accesso al primo dei tre piccoli coni vulcanici collinari tra i quali si trova la cittadina e ridiscendo verso il mare, ecco che ci incontriamo di nuovo, mentre loro entrano al museo navale che io evito accuratamente.

potrebbe bastare come coincidenza, senonche`, anche alle tre meno un quarto, quando arrivo a prendere il traghetto che sta giusto partendo, ecco che me li ritrovo davanti qiuasi sei ore dopo, e questa volta proviamo anche a parlare sulla nave che balla sulle onde, mentre qualche ragazza strilla, considerando che si e` levato un vento abbastanza forte.  

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questo e` il primo videoclip degli oltre 400 finora dedicati al mio viaggio intorno al mondo di due anni fa che ha degli aspetti decisamente comici.

il fatto e` che ritrovo per coincidenza sul battello la stessa classe in gita scolastica con cui avevo fatto il viaggio di andata, e che poi avevo incontrato davanti al museo navale.

ora tutti sanno (tranne forse loro) che gli adolescenti sono spesso portatori di una gioia esuberante.

una gioia un poco inappropriata che li rende buffi.

in questo terzo incontro siamo naturalmente entrati piu` in confidenza e la videocamera li riprende piu` apertamente.

e loro si esibiscono anche…

cosi` qualche sorriso e` assicurato da entrambe le parti.

e` bello ridere con gli adolescenti perche` si ritorna un poco adolescenti con loro.

a qualunque eta`.

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commenti:

deloresfano JUNE 29, 2016 AT 7:16
ma dove sono le faccine di whatssup, quella tipo a urlo di Munch!

bortoround JULY 1, 2016 AT 8:39 PM
🙂 🙂 🙂
credo che bisogna sapersele costruire artigianalmente…

. . .

pero` non c’e` niente da fare: a parlare l’inglese con i neo-zelandesi non riesco proprio.

la guida mi conforta un poco spiegando che esiste una particolare pronuncia del posto, ad esempio fish and chip, si pronuncia fash and chaps.

ma insomma, sono piu` isolato in Nuova Zelanda, se non incontro qualche immigrato, che in Giappone o in Cina, dove almeno la gente si rende conto delle mie difficolta` linguistiche e cerca di aiutarmi: qui invece tutti parlano in questo modo strambo come se fosse la cosa piu` naturale del mondo.

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a proposito, la gita l’ho fatta senza guida, perche` stamattina sembrava scomparsa e mi ha costretto a lunghe ricerche mentali ma non solo, per ricordare dove mai potevo averla dimenticata.

e invece e` riapparsa nella intercapedine fra il letto a castello e la parete oggi pomeriggio.

pero` stranamente, la sua scomparsa non mi aveva agitato questa volta.

ho infatti deciso che queste due settimane neozelandesi saranno molto poco turistiche in senso stretto e tutte molto simili invece a quella piacevole di oggi: lunghissime camminate mentre il tempo continua a cambiare (la Nuova Zelanda e` il paese che ha come motto le quattro stagioni in un giorno solo, mi hanno detto).

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in questo video, molto modesto, le immagini della passeggiata lungo le strade di questa cittadina, cercando di cogliere il particolare clima locale.

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mare bellissimo, ed Auckland un poco ricorda Sidney, se non fosse che il suo fiordo e’ cosi largo, che la baia si allarga quasi subito.

dalle colline che si susseguono, apparentemente senza fine, verso nord, dal centro di Devonport e poi dal capo che sorveglia la baia, con le sue vecchie installazioni militari, e` facile scendere di quando in quando verso spiagge ampie e spaziose (in parte gia` viste in altri videoclip), in parte verso spiaggette che danno su calette appartate.

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quanto al vulcano che si vede nella foto di copertina di questo post, il Rangitoto, che e anche un’isola, cosi` ne parlavo nel diario di viaggio online di due anni fa:

e dall’altra parte nel mare aperto c’e` un vulcano spento molto largo e basso, che si e` formato soltanto a 6.000 anni fa e che andro` a visitare forse domani.

l’informazione data qui sopra, peraltro, e` sbagliata:

quest’isola vulcanica, che e` parte essenziale del paesaggio che si vede dalla costa orientale della penisola di Davenport guardando verso est, si e` formata in realta` soltanto tra 1.000 e 500 anni fa, periodo al quale risale la sua ultima eruzione…

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il mare, ma soprattutto il cielo di Devonport sono i protagonisti di questo video.

il tempo che sto trascorrendo in Nuova Zelanda ha tutto il sapore di una immersione nella pura natura dopo due mesi di culture orientali.

forse l’espressione pura natura e` impropria; tuttavia e` certo che la cultura neozelandese ha con la natura un rapporto diverso da quello delle civilta` asiatiche.

non di assorbimento della natura nella cultura umana, cercando di umanizzarla,

ma di inserimento della cultura umana nella natura, cercando di rendere la civilta` naturale.

* * *

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Devonport, Capo Nord, il forte di capo Mangahuika

nulla si dice nel diario di viaggio 2014 su questo forte abbandonato su un promontorio della penisola di Devonport.

ora il luogo e` curatissimo e pieno di spiegazioni e documenti.

ma la cosa che piu` stupisce e` che ci fosse bisogno di allestire difese e schierare cannoni e soldati anche su quest’isola cosi` remota da tutto e lontana da ogni altra civilta`.

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si`​, dovrei parlarvi dei colori di questo mare, cosi` mutevoli.

o dei colori degli scogli e delle spiagge, dove la sabbia chiarissima si alterna a scogli vulcanici neri.

oppure dei colori di un uccello  mirabolante, da museo, sfuggito malauguratamente all’obiettivo fotografico.

dovrei parlarvi dei colori delle case basse di legno, che fanno sentire quasi in Australia.

dovrei riuscire a dirvi delle bellezza di camminare nel silenzio, incontrando una persona ogni 5 minuti.

dovrei parlarvi di questa terra che sembra cosi`accogliente e vivibile, vuota.

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la solitudine e la meditazione sono le protagoniste di queste ore.

forse soltanto una persona troppo inadatta alla gestione dei rapporti umani, col loro peso multiplo di ipocrisie e sofferenza non condivisa, riesce a ritrovare pienamente se stessa nell’arte del camminare, passo dopo passo, immersi nel paesaggio.

questo della Nuova Zelanda e` poi talmente mutevole che davvero pare riassumere giornate diverse nello spazio di pochi minuti.

l’alternarsi quasi incredibile di azzurro e nuvolaglia cupa avviene nel giro di pochi minuti e non vi e` nessuna stabilita` metereologica.

tocca al cuore dunque trovare in se stesso il suo ritmo emotivo e la sua serenita`.

* * *

ma se scrivo troppo mi perdo la seconda passeggiata, quella della sera; il riposino l’ho fatto e ora esco.

col vostro permesso.

. . .

commenti:

Refrain 17 settembre 2014 alle 11:55
Bastano poche frasi e il “dovrei parlarvi…” e si vedono colori e silenzi e quella solitudine appagante e serena che solo il contatto con la terra sa dare.
grazie
Ps. da una persona il cui unico rimpianto nella vita è quello di non aver potuto o saputo viaggiare

bortocal 18 settembre 2014 alle 10:31
io credo che si viaggia fisicamente se se ne ha bisogno, e invisio colro che non devono sottoporsi a tanti strapazzi perche` viaggiano meglio con la mente.
grazie del commento, e` piacevole riceverne di simili.

Refrain 18 settembre 2014 alle 11:50
Grazie a te per gli stimoli, ma sarebbe bello poter viaggiare con lentezza fisicamente e contemporanea-mente con la mente

bortocal 18 settembre 2014 alle 23:14
viaggiare con lentezza.
riecco il camino de Santiago, direi. 😉

Refrain 19 settembre 2014 alle 0:11
No viaggiare con lentezza non appartiene più al cammino di Santiago, i turisti pellegrini si affannano per fare più chilometri possibile.
Il cammino di Santiago mi piacerebbe proprio farlo, ed il France permetterebbe di fermarsi quando si vuole, escluso nelle mesetas… dove non ci solo albergues ed ospitaleri. 😉

bortocal 19 settembre 2014 alle 7:14
del cammino di Santiago feci qualche anno un semplice paio d’ore discendendo da Roncisvalle: accompagnavo un amico appassionato di fotografia, che poi se lo fece tutto documentando in immagini e bianco e nero, mentre io con un altro proseguii per il Marocco, in un viaggio che fu tutto tranne che lento: 10.200 km in auto in 20 giorni.
il percorso, ho poi saputo da lui, e` molto bene organizzato e ci sono possibilita` di dormire di diverso tipo, facendolo, dai dormitori con la paglia sui tavolacci di legno agli hotel di buona categoria.

. . .

Krammer 17 settembre 2014 alle 15:47
non c’è nulla di più isolato e al contempo civile e ‘normale’ della nuova zelanda (subito dopo ci sta l’australia e i paesi nordici).
tanto spazio, tante opportunità da cogliere, poche persone in concorrenza, relax.
vedrai in polinesia! ma li` la vita non penso che si possa considerare normale, sotto il punto di vista moderno 🙂
che ridere i bimbi strillanti della gita ehehe
anch’io mi ricordo che in australia, se si incontrava qualcuno durante il viaggio, era assai probabile ritrovarlo nel seguito del percorso.
alla fine, i percorsi battuti son sempre quelli, e tra poche persone ci si riconosce presto!
natura assolutamente straordinaria e incontaminata, semplicemente indescrivibile, ed è anche molto difficile catturarla con le foto: la straordinaria gamma dinamica di colori accesi, di ombre e luci stendono anche i sensori delle camere più evolute 😀
vedi il paradiso con gli occhi, e poi al pc ti ritrovi tutto incredibilmente slavato e piatto.
per la lingua, loro sono _veramente_ multietnici. ti trovi male perchè forse hai un approccio linguistico forse troppo didattico e scolastico: lì è esattamente l’opposto. non sanno parlare correttamente l’inglese, hanno una lingua propria che è il connubio di una moltitudine di culture una più diversa dell’altra.
ricordo in australia, a 200 km da darwin ovvero in mezzo al nulla, caldo tropicale, umidità e zanzare a parte, avevamo forato (per la prima e unica volta) una ruota del nostro furgoncino camperizzato.
era buio, non sapevo neanche dove e se avessimo la ruota di scorta appresso.
il cellulare ovviamente non prendeva, era già buio ed aveva cominciato a piovere.
accostati lungo la strada, non abbiamo dovuto aspettare che una decina di minuti (il tempo che passasse una mezza dozzina di veicoli) perchè una macchina si fermasse, autonomamente, noi stavamo brigando nel frattempo.
escono dall’auto – la classica holden che vedrai anche in nuova zelanda immagino – padre abbronzato e due vigorosi figli, australiani DOC del profondo nord con i coccodrilli e relativamente pochi turisti: sorrisoni, strette di mano, neanche fatto in tempo di scambiare due chiacchiere di ringraziamento, che i suoi figli si erano già messi all’opera: uno era andato a prendere il crick a colpo sicuro – sapeva già dove stava, così come il ruotino – e l’altro era già disteso per terra in mezzo al fango per sbullonare la ruota forata.
pochi minuti e me l’avevano sostituita.
io e la mia ragazza siamo rimasti allibiti, senza parole per la gentilezza ricevuta e nemmeno richieste (possono risultare anche molto invadenti ed estroversi, in quei paesi). volevamo ricambiare offrendo del vino scadente (non è neanche vino, quello che costa meno di 10 dollari al litro, laggiù), la birra purtroppo l’avevo finita.
ovviamente, ti lascio immaginare il loro simpatico e difficilmente comprensibile slang: “ci scusiamo per il nostro pessimo inglese” borbotto io, e loro partono con una super risata “ahahahah anche noi parliamo un pessimo inglese!!!” non ricordo in effetti le parole esatte, forse non le ho capite neanche allora, ma il concetto era chiaramente quello.
mitici 😀
li si è abituali a trovare persone che parlano lingue straniere, e ti capiscono molto in fretta se non sei timido, non si fanno certo problemi per gli strafalcioni grammaticali.
può essere più difficile per noi, se ci portiamo dietro una certa forma mentis 🙂

bortocal 18 settembre 2014 alle 10:36
bellissimo! post nel post.
devo solo precisare che il mio inglese e` tutt’altro che scolastico, perche` sono totalmente autodidatta.
e` un inglese di sopravvivenza da viaggio, per giunta imparato soprattuto in India, e infatti appena trovo un indiano con lui mi capisco un poco di piu`… 🙂

Krammer 18 settembre 2014 alle 15:36
😀
io, che nelle lingue parlate sono veramente pessimo (non solo faccio fatica a capire quello che dicono in inglese, ma anche in italiano come pure in dialetto veneto mi capita spesso di chiedere ‘scusa puoi ripetere?’) ricordo di un aneddoto in particolare.
la mia compagna mi prendeva in giro perchè per dire in inglese aspetta, wait, molte volte mi esce fuori la pronuncia ‘uait’, che in inglese sta per bianco.
ma non nell’inglese aussie – e credo sia uguale anche in new zeland – là dicono proprio come me: ‘uait e moment plis’!
le piccole soddisfazioni personali 🙂

bortocal 18 settembre 2014 alle 23:13
eh eh, e io che ho sempre dettto wait senza neppure sapere che fosse aussie o neo-zelandese… 🙂
una soddisfazione personale anche questa!

Krammer 18 settembre 2014 alle 23:22
ahahahh 😀😀

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passoinindia 17 settembre 2014 alle 20:58
Grazie dei colori. Non so perché ma ora che sei lì ti sento più “al sicuro”. Spero tu stia bene.

bortocal 18 settembre 2014 alle 10:30
si`, soggettivamente mi sembra di stare meglio, credo soprattutto per avere abbandonato quel caldo infernale che ha dominato fino a inizio settembre.
poi puo` darsi che sia un poco affaticato, ma uno dei miei problemi e` che non sento facilmente la stanchezza.
non lo so se sono piu` al sicuro, so solo che quanto piu` ritorni verso l’Occidente, tanto piu` sei solo, nel bene e nel male.

passoinindia 18 settembre 2014 alle 17:25
Felice di sentirti. In effetti ho questa sensazione che tu sia più al sicuro che mi arriva certamente da stereotipi di una testa inquinata di occidente.
Avrei dovuto pensarci meglio e davvero credere che forse laggiù ancora si sente umanità. Diversamente da qui, nel mondo dorato occidentale dove la gente non dice neppure un grazie o un arrivederci.
Che stupida.
Un abbraccio.

bortocal 18 settembre 2014 alle 23:12
ma no, io ho sentito invece dell-affetto in questa preoccupazione.
come un sospiro di sollievo per il fatto che sono arrivato dove qualunque problema eventuale dovrebbe potere essere risolto piu` facilmente…
qui la gente e` a volte cordiale, a volte scostante e chiusa: credo che dipenda molto dal carattere multietnico del paese, che appare quasi come la sintesi delle possibilita` della post-modernita` in un pianeta vergine.

principotta 18 settembre 2014 alle 8:42
Anch’io ti sento più al sicuro, sarà un pregiudizio occidentale? Comunque tra i tuoi commenti e quelli di krammer, mi sembra di essermi fatta un’ idea, grazie a entrambi….

bortocal 18 settembre 2014 alle 10:32
io mi sono sempre sentito piu` al sicuro in Oriente che in Italia.
poi ripeto anche a te: non lo so se sono piu` al sicuro, so solo che quanto piu` ritorni verso l’Occidente, tanto piu` sei solo, nel bene e nel male.

passoinindia 18 settembre 2014 alle 17:27
scusa, la mia risposta era per bortocal. Mi spiace che sia arrivata a te. Colgo comunque l’occasione per salutarti e darvi il benvenuto nel mio blog.

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ma l’indomani, ecco una divagazione, a proposito di un commento, ricevuto via mail, su questo post:

Non riesco a capire quanto segue.
Commento:
 ma adesso esco, se no mi perdo il tramonto, ore 05.45 nostre, quindi, secondo le dieci ore, le tue 15.45.
Ma il sole non è tramontato poco dopo le 18?
Hai raggiunto un luogo particolare per vederlo?

ebbene si`, il tramonto volevo andarlo a vedere in un posto particolare, che non avevo ancora visto, e che era piuttosto lontano dall’ostello, l’Auckland Domain, un grandissimo parco che si estende ad est del centro della citta`.

sono stato ampiamente ripagato della scelta, perche` il parco, rivelatosi difficile da raggiungere la prima volta perche` separato dal resto della citta` da ampie superstrade apparentemente invalicabili normalmente, porta a risalire un’altura, che potrebbe essere un antico rilievo vulcanico, dal quale la vista spaziava sul mare antistante al porto e rivelava Devonport, di fronte, che avevo visitato la mattina, e il basso cono vulcanico di fronte a lui.

ma io neppure riconoscevo la zona perche` visitarla senza guida si e` rivelato un grave errore: non avevo affatto capito, infatti, che tutta Davenport e` una penisola abbastanza sottile e che io ne avevo percorso un lato senza rendermi conto che a poche centinaia di metri, dalla parte opposta, c’era il mare di nuovo: roba da far venire la voglia di tornarci la seconda volta per vedere l’altra costa, se solo mi si regala una giornata di sole altrettanto bella e se mi si garantisce che e` affascinante come la prima.

Riesci a vedere anche il raggio verde?

poi la storia del raggio verde mi dovra` essere spiegata meglio, ma certo c’era qualcosa che gli assomigliava parecchio in questo tramonto smagliante: un pezzetto di arcobaleno, basso sulla collina, direi di soltanto una quindicina di gradi, ma brillantissimo, e inspiegabile, dato che non c’era pioggia e il cielo era abbastanza sereno.

. . .

dunque, il raggio verde potrebbe essere questa specie di arcobaleno incompleto che scende da nuvole basse verso l’orizzonte e non abbraccia tutto il cielo?

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in ogni caso a me pare che la cronaca della sera del 17 settembre 2006 trascorsa camminando ampiamente per Auckland e le sue ampie zone verdi, cronaca distribuita com’e`, per giunta, in due post diversi, sia abbastanza esauriente anche come commento al video.

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nelle parti in neretto ho riprodotto, con qualche ritocco, il post DEVONPORT, NUOVA ZELANDA – MY ROUNDTHEWORLD N. 66 – 549.

e vi ho integrato, con diversi adattamenti, un passo dal post scoperte sulla Nuova Zelanda al museo di Auckland – my roundtheworld 69 1a parte -128

e questi altri post:

da Auckland a Devonport sul battello di linea – VIDEOCLIP N. 401

camminando a Devonport, di fronte ad Auckland – VIDEOCLIP N. 402

il mare e il cielo di Devonport – VIDEOCLIP N. 403 

Devonport, Capo Nord, il forte di capo Mangahuika – VIDEOCLIP N. 404

camminando sulle colline di Devonport – VIDEOCLIP N. 405

le spiagge di Devonport – VIDEOCLIP N. 406

di ritorno in battello da Devonport ad Auckland – VIDEOCLIP N. 407

Auckland nella sera, #ilraggioverde – VIDEOCLIP N. 408

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