la sera del 27 settembre ad Auckland mi regala un inatteso e sorprendente successo di pubblico all’ostello: si tratta di due ragazzi francesi (ma uno in realta` per meta` polinesiano) di cui uno dorme nel letto a castello di fronte a me, e quindi un inizio di conversazione occasionale e` cosi` facile che non ci si ricorda neppure che cosa l’ha occasionata.
ma naturalmente dopo poche frasi io porto il discorso sul mio viaggio, e poco dopo persino sul blog e sul canale You Tube che ne sono la proiezione, ed e` questo racconto che suscita il loro entusiasmo.
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per dire fino a che punto: quando racconto la paradossale storia delle mie quattro macchine fotografiche del viaggio e dell’ultima scippata dai due ragazzi in motorino di Ho Chi Minh City, il ragazzo tutto francese apre con naturalezza la sua borsa e mi offre la sua fotocamera di riserva, tanto lui ne ha una di piu` bella che usa abitualmente; commosso dal gesto rifiuto comunque, perche` ho gia` tre videocamere nella borsa, di cui due rotte, e la quarta sarebbe decisamente imbarazzante ad un controllo in dogana; mi immagino mentre racconto al doganiere di Malpensa che me l’ha regalata un globetrotter di Francia in Nuova Zelanda…
anche questi ragazzi, che prevedono di fermarsi qui per i tre mesi del visto turistico, appartengono alla specie dei giovani amanti dell’avventura, che e` introvabile normalmente, ma che in questo viaggio costituisce quasi la tipologia umana prevalente,
con grande conforto del viaggiatore che subisce questa alterazione dell’ottica normale, che gli restituisce un mondo dove le proporzioni sono talmente cambiate da renderlo praticamente immaginario.
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ma la giornata successiva e` dedicata a Chaney, alla quale propongo via mail di andare all’isola di Wathakee…; lei ci e` gia` stata, perche` ci abitava uno dei suoi insegnanti dell’universita`, e lei e` andata a trovarlo una volta a casa sua, ma non ricorda il punto esatto.
abbiamo appuntamento alle 8 meno 10, vicino all’ostello, ma lei non arriva: oltretutto stranamente tutti gli orologi sulla strada segnano le 7 meno dieci, tanto che in un primo momento penso di avere sbagliato orario.
ma ecco al centro trasporti di Britomar un orologio elettrico che segna l’ora giusta, e quindi penso che e` possibile che quella passata sia stata giusto quella dell’ora legale neo-zelandese: quando chiedero` a Chaney se in Nuova Zelanda c’e` l’ora legale, lei mi risponde di no, perche` evidentemente non mi ha capito; ma piu` tardi sara` lei stessa a raccontarmi che quella notte gli orologi sono stati portati avanti di un’ora.
gia`, perche` alla fine la trovo, Chaney, quando torno dalla stazione del traghetto li` vicina, dove sono andato a controllare se per caso non mi stia aspettando li`: sta uscendo trafelata dall’ostello, dove e` andata a cercarmi a sua volta; e` elegantissima, molto curata e ha un paio di sciaguratissime scarpette viola, tutt’altro che adatte a un’escursione.
dice che e` arrivata alle 7:50, ma non mi ha visto (mi ero seduto su una panchina, possibile?), comunque ci abbracciamo e, anche se le propongo di cambiare meta, lei rifiuta.
eccoci dunque al traghetto delle 9: lei ha portato del cibo, io pure mi sono rifornito al supermercato indiano.
piove, ma lei dice che non dura, e infatti gia` quando siano sul traghetto esce provvisoriamente il sole; poi si rannuvola di nuovo, e anche senza acqua dal cielo la giornata rimane grigia.
ma anche psicologicamente io mi sento spento, assonnato, come sfinito da una tensione che si scarica soltanto ora.
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Chaney, allo sbarco del traghetto che ha fatto tappa a Davonport, e poi costeggiato da lontano l’isola di Rongitoto dove ci siamo conosciuti e un paio di isole minori, prende con decisione l’autobus.
mi pare esagerato, mi ero immaginato lunghe camminate a piedi, ma mi rendo conto viaggiando che l’isola e` sorprendentemente grande per me: direi come l’Elba, per fare un esempio; quindi va bene che facciamo i primi 10 km sul mezzo, oltretutto il paesaggio alterna vedute meravigliose di mare azzurro, spiagge e scogli, con un normale paesaggio urbano di tipo neozelandese non proprio affascinante.
Chaney, alla quale ho delegato completamente le decisioni, ha scelto di visitare una zona davvero caratteristica, per essere in Nuova Zelanda, cioe` delle ondulate colline coltivate a vigna:
paesaggio decisamente abbastanza ordinario per me, non fosse che le vigne sono del tipo basso, ma assolutamente esotico e straordinario per lei;
la coltivazione del vino e` stata portata in Nuova Zelanda da una significativa immigrazione croata a fine Ottocento: i croati ritrovavano qui le condizioni, e perfino alcuni aspetti della costa dalmata, come, ad esempio, questa straordinaria alternanza di acqua e terra, di mare ed isole.
il viaggio stesso per arrivare qui nell’isola, e` stata infatti una micro-crociera bellissima, non fossi cosi` stralunato.
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talmente stralunato che riprese e foto non sono poi riuscite affatto bene, e si nota che sono casuali e fatte senza concentrazione.
insomma, un video assolutamente di routine…
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siamo scesi dal bus ad una fermata vicino alla costa del lato ovest dell’isola e ora dobbiamo risalire una scarpata non troppo impegnativa: Chaney e` totalmente disorientata e non si fida troppo del mio intuito, ma io ho realizzato come e` fatta la conformazione dell’isola e mi muovo con una sicurezza che la lascia perplessa.
quando siamo allo spartiacque tra i due versanti, sotto di noi c’e` un sentiero pedonale che risale i vigneti e propongo di immergercisi, risalendo tra le viti; lei accetta senza troppo entusiasmo, ed ecco infatti un tratto fangoso che mette fuori uso le sue scarpette fuori contesto;
va a finire che ritorniamo sulla strada asfaltata: sotto di noi una baia meravigliosa, con poche persone che la traversano con qualche cane a passo indolente.
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se qualcuno lo guardera`, il videoclip che segue, col suo racconto visivo parallelo, ha una particolarita unica nella sequenza che oramai si avvicina ai 500 videoclip su questo viaggio intorno al mondo.
ha l’aria di un videoclip molto casalingo, di quelli che si fanno per guardarseli in due e basta.
per la prima volta in questo viaggio e` un videoclip di coppia, diciamo.
denso di foto della mia compagna di viaggio di quel giorno, Chaney, la ragazza vietanmita che, dalla Nuova Zelanda in poi, e` diventata parte importante del mio viaggio intorno al mondo.
quelle che lei mi chiedeva di farle, con tutta l’insicurezza narcisista dell’epoca dei selfie, che qui – potrei dire scherzando – dovevo fare io a lei.
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vi e` stato un dilemma, che vorrei chiamare morale, non tanto nel montarlo, quanto nel pubblicarlo su You Tube:
era giusto lasciare le sue foto e divulgarle potenzialmente a mezzo mondo?
ho pensato anche ad una edizione diversa del video, dove le numerose foto che lei chiedeva di farle fossero tolte.
poi ho capito che sarebbe stata una forzatura, rispetto a me e ai miei ricordi, e ho deciso di lasciarlo cosi`.
nessuno che conosce Chaney arrivera` mai qui e del resto neppure lei stessa.
abbiamo perso i contatti, e forse e` un peccato per lei, almeno dal punto di vista delle foto, perche` le sarebbe piaciuto rivedersi.
un po’ meno, probabilmente, piacerebbero al suo nuovo ragazzo – se sta ancora con lui.
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sarebbe il momento romantico della giornata, questo, ma io non parlero` oltre di quel che e` oppure non e` successo, dato che difficilmente parlo dei fatti miei sentimentali nel blog.
e poi so benissimo di essere finito in una situazione narrativa dalla quale non posso che uscire con le ossa rotte: ho fatto qualcosa? ecco il vecchio porco che approfitta di una fanciulla ingenua o mica tanto e che va in giro per il mondo a fare il turista sessuale; non ho fatto nulla, sopraffatto da questa strana indolenza e dallo strano abbattimento della giornata? ecco il vecchio inabile, che non sa prendersi una delle ultime occasioni che la vita gli offre.
insomma, ho la sensazione che l’eta` sia nemica dell’amore, e la prudenza possa assumere l’aspetto della impotenza, cosi` come l’audacia quello della depravazione, o quasi.
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romantico o no che sia stato quel pomeriggio, alla spiaggia siamo poi anche scesi, a respirare la potenza delle onde di un oceano inselvatichito.
e vorrei sottolineare nel video la breve sequenza nella quale mi sono messo a fare il pittore con la videocamera, riprendendo i giochi di colore della sabbia e dell’acqua sulla spiaggia.
e dunque, aspettiamo che il pomeriggio si affacci,
che Chaney, facilmente stancatasi, decida che e` ora di tornare indietro,
che un nuovo autobus sia a disposizione alla fermata sulla spiaggia,
e che il traghetto ci aspetti, per partire di li` a poco, regalandoci lo spettacolo imprevisto di un gruppo di cani di razza, alcuni enormi, palesemente di ritorno da una mostra canina.
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ecco qui sopra il pezzettino del diario del viaggio intorno al mondo, giorno ancora 28 settembre 2014, che coincide con i momenti descritti nel videoclip.
qui pero` appaiono due aspetti sgradevoli in piu`:
alcuni scorci della Waiheke contemporanea, che poco ha oramai a che fare con quella che era la capitale degli hippy neozelandesi;
e la pioggia.
sono ormai le ore che precedono il mio addio alla Nuova Zelanda.
ma chi lo dice che poi quella pioggia triste e grigia che segna il mio ultimo rientro in battello ad Auckland sia davvero triste e grigia?
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commenti:
tramedipensieri OCTOBER 19, 2016 AT 5:51
Già, chi lo dice? Io, no…
Comunque la pioggia non ha nascosto i colori 🌸
bortocal15 OCTOBER 20, 2016 AT 3:03 PM
devo ammettere il fotoritocco delle ultime tre foto del videoclip, quelle “piovose”.
ma non sono un purista della fotografia che si scandalizza per il fotoritocco:
primo: se la foto uscita ha colori piu` spenti di quelli che io ricordo, devo dare piu` peso ai limiti della macchina oppure alla mia soggettivita`?
secondo: ci sono foto che sono per me esattamente come dei quadri, composti usando la fotocamera, non riproduzioni del visto, ma espressioni soggettive di tipo pittorico: quelle tre foto sono chiaramnete in questa categoria.
e comunque, a parte queste tre foto, i colori trionfano comunque in tutto il resto del videoclip e sono come fotocamera li ha fatti… 🙂 🙂 🙂
tramedipensieri OCTOBER 20, 2016 AT 7:02 PM
Chiudo un occhio stavolta! 😂
bortocal15 OCTOBER 21, 2016 AT 3:07 AM
ma no, tienili bene aperti tutti e due invece: da oggi passiamo a Tahiti e io uso il fotoritocco soltanto qualche volta quando i colori risultano spenti. quindi a Tahiti praticamente mai 🙂
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ci si lascia, ma con un nuovo appuntamento per cenare assieme la sera.
lei si presenta con un misterioso pacchetto regalo per me: dovrebbe esserci una tazza di ceramica con inciso il mio nome; certo pesa alquanto, e potra` essere un problema all’imbarco; capisco di essere ben poco romantico nel dirlo e cerco anche invano di rifiutare.
io mi sento in forma, ora; porto Chaney al grande centro di ristoranti esotici che ho scoperto ieri sera, per una cena vietnamita: scelta sbagliata, il cuoco e’ tailandese, cosi` come ieri sera il cuoco del ristorante indonesiano era vietnamita, invece, e Chaney trova il cibo poco gustoso, anche se poi si fa fare un sacchettino per portare a casa tutto quello che non riesce a finire.
io invece lo trovo passabile, questa zuppa di pesce senza droghe piccanti, anche se l’agnello in brodo di ieri sera rimane insuperabile.
ma oramai eccoci alla stazione del suo autobus nella sera e ad un abbraccio, da parte mia pieno di desiderio, ma anche di rinuncia; lei promette che ci rivedremo ancora, che verra` in Europa.
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la batteria del computer si ricarica con grandi difficolta`, ho messo la sveglia alle 5 e mezza, per prendere l’autobus per l’aeroporto alle sei; l’imbarco e` previsto per le 9 e un quarto; ho ampi margini di sicurezza, ma faccio fatica ad addormentarmi.
eccomi che passo e ripasso per la grande sala soggiorno di questo ostello dal clima cosi` cameratesco e informale, caratterizzato da un allegro disordine; sta a due passi dai Nomades pubblicizzato dalla Lonely Planet, ma niente di paragonabile a quel clima vagamente da caserma ottusa che dominava li` dentro.
qui i gestori sono dei casinisti, la connessione internet si realizza gratis digitando delle password scritte su centinaia di bigliettini a disposizione senza tante storie e sparpagliati dappertutto, anche sul pavimento, lo spazio nelle camerate e` umano, nei limiti della convivenza in sei nella stessa camera, e anche il pubblico che lo frequenta e` piu` disinibito e caciarone;
al rientro infatti l’ingresso era quasi bloccato perche` quattro clienti dell’ostello stavano sui gradini a fare musica, uno con una strano strumento a forma di pignatta sul quale batteva con delle bacchette rivestite di panno.
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pero` la convivenza con una umanita` normale, che qui si realizza piu` facilmente, dato che la mia camerata da` direttamente sugli spazi comuni e devo attraversarli per andare allo spazio bagni e docce, dalla porta costantemente spalancata, mi mette anche a contatto con modi di vivere che mi sono estranei.
sembrera` ridicolo che io adesso racconti che devo arrivare in un ostello della Nuova Zelanda per scoprire che la maggior parte degli esseri umani trascorre oggi il suo tempo guardando la televisione; eppure e` cosi`.
forse per il fatto di avere tre figli completamente disabituati a guardarla, come me, questo modo di vivere mi resta ampiamente estraneo e persino sconosciuto: e invece ecco una ventina di ragazzoni, per non dire bambinoni, che passano la loro serata stravaccati su poltrone e divani davanti allo schermo.
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nelle parti in neretto ho riprodotto la prima parte del post ADDIO AD AUCKLAND E A CHANEY – MY ROUNDTHEWORLD N. 77 – 565 contenuto nel post ADDIO AD AUCKLAND E A CHANEY – MATT DILLON, FORSE, E I MIEI PRIMI DUE GIORNI DI 36 ORE – MY ROUNDTHEWORLD N. 77 E 78 – 565 E 566.
e l’ho integrato con questi, inseriti nel testo in caratteri normali:
da Auckland all’isola Waiheke sul traghetto – VIDEOCLIP n. 486
Waiheke, l’isola – VIDEOCLIP n. 487
l’isola Waiheke, la baia Onetangi – VIDEOCLIP n. 488
ritorno dall’isola Waiheke ad Auckland, sotto la pioggia – VIDEOCLIP n. 489
Una risposta a "addio ad Auckland e a Chaney; l’isola di Wathakee – my roundtheworld 77 -112"